La Unione Europea ha lanciato le priorità in materia di information tecnology per il 2013.
Tra esse spicca chiaramente la necessità di estendere l’infrastrutturazione in fibra ottica e la possibilità di accedere ad Internet da parte dei cittadini e delle imprese.
In questa sede non vi voglio sottoporre, ancora una volta, i limiti strutturali del nostro Paese. Sono palesi.
Più che altro vorrei iniziare una riflessione: quale banda larga ci serve? e, perché ci serve la banda larga?
Sono ormai noti i dati e le proiezioni che ci dimostrano come sempre di più “il modo” per collegarsi alla rete sarà “in mobilità”.
Serve una diffusa e potente infrastrutturazione di base in fibra ottica, sicuramente i “posti” di lavoro andranno infrastrutturati (per quanto ancora si lavorerà in un posto e in una scrivania?), ma siamo così certi che l’ultimo miglio nelle nostre abitazioni sarà così necessario per collegarci “genericamente” a Internet.
Non sarà forse sempre più vero che fra 2/3 anni ci saranno “più Internet” a seconda del tipo di attività e di utenza.
Internet della mobilità e del social networking, Internet of Things, Internet per servizi on demand. Ognuna di queste modalità avrà bisogno di coperture diverse, di prezzi diversi, di modalità di accesso diverse.
Questo è lo scenario che si prospetta nei prossimi 2/3 anni. Di fronte a questo scenario, fatto salva la necessità di infrastrutturare le aree urbane con dorsali in fibra ottica, e di collegarci così “al resto del mondo”, hanno ancora senso le vecchie modalità di concepire il business del collegamento ad Internet.
L’ultimo miglio lo devono coprire i TELCO, o piuttosto i produttori di contenuti?
Non sono questioni di lana caprina perché da questo dipende il futuro del Paese.
Sicuramente abbiamo bisogno di una discussione diversa, abbiamo bisogno di segmentare le aree di business, abbiamo bisogno di fare un pò di chiarezza.
Soprattutto abbiamo bisogno di identificare bene chi sono i soggetti attuatori. Un approccio generico al problema non ci porterà da nessuna parte.
1 risposta su “Banda larga..cominciamo a pensare a diversi approcci!!!”
L’ultimo miglio… un bel problema. C’è chi dice che dovrebbe essere dei cittadini, chi dice che dovrebbe essere della Telecom. La risposta sarebbe semplice se fossimo riusciti a distinguere in modo chiaro quello che è infrastruttura da quello che è servizio. A me è chiaro: mezzo trasmissivo = infrastruttura, fonia/dati/TV = servizio. Servono poche chiare norme (o meglio difinizioni) per rendere chiare le cose poi un po’ di sana concorrenza in tutti i settori. Secondo me nelle telecomunicazioni andrebbe applicato lo stesso meccanismo che si applica all’energia elettrica o sull’idea di OpenAccess.
Per rispondere alla tua domanda: l’ultimo miglio è di chi gestisce l’infrastruttura di telecomunicazioni, non necessariamente della Telecomm, di una società che ha come scopo fornire la connessione tra utente e fornitore di contenuti. L’utente e il fornitore di contenuti dovrebbero condividere, in qualche maniera i costi. Il modo più facile e, forse, più redditizio sarebbe one public transport network.
Poi io sono dell’idea che dovremmo ripensare completamente la dislocazione delle centrali, sfilare tutto il rame e arrivare fino al palazzo con la fibra, meglio ancora fino alle abitazioni. Dove arriva gas, luce, acqua, fogna deve arrivare una fibra. I mezzi tecnici ci sono, basti pensare ai cavi fibra/trazione elettica usati nelle ferrovie.
Inoltre non bastano le rete pubblice wifi (come quella che molti comuni stanno mettendo su) per dire che il digital divide è superato, ma questo è tutto un altro capitolo.
PS: sono approssimativo per questioni di spazio