Si può essere Smart cities in continuità con i parametri della città del ‘900, la città fordista?
Le tecnologie IT consentono di delocalizzare ormai moltissime funzioni dell’attività umana.
Pensateci bene.
Quando usando il nostro device mobile svolgiamo un qualsiasi acquisto usando piattaforme di ecommerce, abbiamo decontestualizzato l’attività di acquisto e di vendita. Certamente, ed è un bene, per molto tempo l’acquisto dei beni avverrà in luoghi fisici. Parallelamente però, per tantissimi beni, si sta creando un canale parallelo di acquisto e di vendita.
Nel senso comune delle persone l’attività lavorativa si svolge in un luogo fisso, quasi sempre in orari fissi.
Non casualmente si dice: “ho un posto di lavoro”.
Ma questa realtà sempre di più e con sempre maggiore velocità, si sta trasformando.
Cloud computing e mobile (strumenti) e il sempre maggior peso della componente “intelligente” (software) in molti prodotti, sta facendo si che molte attività stiano avvenendo nei luoghi più disparati -compresi luoghi virtuali- e negli orari più diversi.
Questo modo di svolgere l’attività lavorativa (che non è il classico telelavoro) determina un duplice beneficio.
Ciò sia in termini di maggior efficienza e partecipazione alla vita delle imprese.
Ciò anche dal punto di vista dell’impatto ambientale conseguente agli spostamenti delle persone tra “luoghi” per svolgere attività lavorative (o di servizio) che potrebbero essere svolte in modo decontestualizzato.
Ma ciò varrà sempre di più anche per le attività di servizio.
Parallelamente alla diffusione delle varie tecnologie di telepresence, molte attività, oltre a quelle lavorative, possono essere decontestualizzate.
I settori sono i più svariati: la telepresence consente di abbattere i costi e migliorare i servizi nella sanità. La telepresence, accompagnata all’uso delle piattaforme di social networking, consente la produzione di una nuova avanzata generazione di servizi sociali.
La telepresence, accompagnata alla diffusione dei device mobili, consente di clusterizzare le modalità di insegnamento e di apprendimento.
Potrei continuare ad indicarvi svariati campi della vita cittadina che stanno per essere investiti, o sono già investiti, dalla rivoluzione IT.
È finita davvero l’epoca del contesto, dei luoghi, degli orari fissi.
Da cosa dovrebbe partire la governance di una città smart?
Si dovrebbe partire, secondo me, dalla definizione di piani degli orari cittadini.
Andrebbero individuate le attività decontestualizzabili, a partire da quelle del mondo della Pubblica Amministrazione, andrebber incentivata la diffusione dei luoghi di coworking, andrebbero regolati in modo liberalizzatore gli orari di apertura e di fruizione dei servizi e dei prodotti.
Andrebbe messo in campo un bilancio teso ad individuare e a rendere pubblico il beneficio economico e ambientale dell’ambiente urbano che sta rivedendo il proprio sistema degli orari.
Andrebbero valorizzate, usando le piattaforme di social networking, le attività virtuose aprendo una gara di emulazione nell’ambiente urbano.
Anche in questo caso, come nei post precedenti, ho voluto evidenziare ancora una volta le attività umane che sanno usare consapevolmente le potenzialità delle tecnologie IT.
Altri post sulle smart cities li trovate postati sul blog.
È USCITO IL MIO LIBRO “SMART CITIES – GESTIRE LA COMPLESSITÀ URBANA NELL’ERA DI INTERNET”