Come sempre tanta retorica il 1 maggio.
Per carità, è inevitabile che sia anche così.
Tanti rimpianti per il lavoro “quello che fu”, per il lavoro “fisso, sempre quello per tutta la vita”, tanti rimpianti per il “conflitto novecentesco”.
I numeri, durissimi nella loro essenza e nell’assenza di aggettivi edulcoranti la realtà, ci restituiscono una “vecchia economia” in crisi ormai da anni. La conseguenza è che nella vecchia Europa un giovane ogni cinque non ha un lavoro.
Gli stessi numeri ci raccontano invece un “mondo nuovo” che continua e cresce e a innovare, che crea posti di lavoro. Certamente è lavoro diverso da quello che conoscevamo, ma è così.
Vecchio e nuovo convivono. Un mondo sta morendo tragicamente, un nuovo mondo è già nato e cresce.
Si invoca una politica economica improntata ad aiutare la crescita. Ciò è corretto.
Dove investire le risorse pubbliche (poche) per favorire la crescita economica è meno chiaro. La sfilza di “genericità” a cui dobbiamo assistere è immensa perché tutti stanno difendendo tutto.
Perché non si ha il coraggio di dire che le scarse risorse pubbliche a cui attingere potranno essere rimpinguate solo recuperando produttività nella Pubblica Amministrazione?
Ovviamente, recuperare produttività nella P.A. implica investire massicciamente in tecnologie Internet oriented (il termine informatica non vuole dire nulla). Investire massicciamente sul web, sulle tecnologie I.T., ha come conseguenza una massiccia diminuzione degli occupati nella P.A. (ma anche nelle Poste, solo per fare un esempio).
Ciò che affermo sembra contrario alla necessità di sviluppare occupazione.
La crescita duratura, passa attraverso un processo di distruzione creativa.
Meno occupati nei posti improduttivi, più occupati nei luoghi di innovazione, è inevitabile.
Chiaramente sono processi che vanno gestiti per non lasciare sul terreno “morti e feriti”.
Ma le tanto invocate “nuove classi dirigenti” si potranno formare solo nella capacità di affrontare questi processi.
Vi lascio alla lettura di questo articolo apparso sul Corriere della Sera: “Speciale 1 maggio, cinque proposte (concrete) per creare lavoro.”. Ci sono molte cose correte che voglio lasciare alla vostra valutazione.
1 risposta su “1 Maggio e lavoro per i giovani (…e non solo)”
Ovviamente non si può essere che d’accordo con l’approccio al “modo nuovo di pensare il lavoro”.
Solo un piccolo appunto al capoverso “Ovviamente, recuperare produttività nella P.A. implica investire massicciamente in tecnologie Internet oriented ……”. Frase giustissima difficilemte applicabile in un mondo incancrenito su “cartuccelle, bolli tondi e vecchie regole napoleoniche”, ricco soltanto di tanti piccoli capataz che difendono il loro chiuso campicello di potere pieno di nuovo hardware e vecchi software….soprattutto quello “interno” ai capetti di un server ed un fascio di informazioni che usano per sostenere il loro piccolo potere.
Per tutti questi io chiuderei i rubinetti di qualsiasi nuovo soldo e vorrei lasciare sul campo…..molti residuati burocratici.
Sono eccessivamente cattivo ed un po disumano….forse? ma in questa guerra ai piccoli poteri non si possono fare feriti.