Recenti provvedimenti legislativi spingono la Pubblica Amministrazione a intraprendere decisi e non rinviabili processi di digitalizzazione.
Della qualità e della necessità di questi processi ho già scritto recentemente.
Uno degli obiettivi dichiarati della attività dei Digital Champion è quello di supportare i comuni in questo processo di cambiamento.
Mi sono permesso, sulla base della mia esperienza e della mia attività professionale, di formulare 7 consigli per i Digital Champion (… ma non solo) affinché la loro attività si esprima con sempre maggiore efficacia.
1) So bene che affrontare il tema degli open data ha il suo fascino.
Per i cittadini –tuttavia- ma anche per la Pubblica Amministrazione, la priorità è quella di digitalizzare la fruizione dei diversi servizi. Anche sotto questo profilo la legge è molto chiara.
2) In tutti i casi esisteranno una differenza sostanziale tra la trasparenza e l’open data.
La trasparenza è una forma positiva di digitalizzazione dell’esistente. Bene o male tutte le Amministrazioni hanno risposto a quest’obbligo.
L’utilizzo da parte di “terzi” dei dati in formato open deve generare invece valore economico e sociale per una comunità.
3) I dati possono generare valore per le imprese e per il mondo economico. La legge peraltro lo prevede esplicitamente.
Il valore sociale è dato dalla possibilità per i singoli o per le associazioni di contribuire a migliorare la vita di una comunità.
L’esempio positivo di Prato è illuminante.
4) Oggi è necessario aiutare la Pubblica Amministrazione a digitalizzare l’intero ciclo di fruizione di un servizio, o un adempimento burocratico.
Sotto questo versante le Pubbliche Amministrazioni sono in ritardo, i cittadini, invece, esigono con maggiore forza la digitalizzazione delle relazioni con loro.
5) L’ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo è dato dalla struttura organizzativa, dall’eccesso di legificazione, dalla conseguente forza della burocrazia.
Molti dipendenti della Pubblica Amministrazione al pari dei cittadini sono vittime di questo sistema.
6) Prima di prescrivere le “pillole informatiche”, bisogna intraprendere le “terapie organizzative”.
Idem, seguendo le linee guida della Legge Madia, bisogna intervenire sull’organizzazione del lavoro anche attraverso incentivi e disincentivi.
7) Infine, poiché il digitale non è una religione di cui noi saremmo i sacerdoti, evitiamo quell’atteggiamento (che vedo con preoccupazione affermarsi soprattutto su Facebook) di accondiscendenza arrogante verso la Pubblica Amministrazione e i dipendenti pubblici.
Questo atteggiamento otterrà il solo risultato di far alzare barricate e di rafforzare le resistenze al cambiamento.
p.s. La prossima settimana parlerò di Digital Champion (e non solo) nei rapporti con le imprese.
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