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La privacy, valore del passato…

Parlare di mettere fine alla privacy, intesa come valore e diritto da difendere, di questi tempi è sempre complicato. Può essere equivocato.

Vedo le espressioni delle platee quando sostengo questa idea.

Mi sto convincendo sempre di più che il concetto di privacy va ormai ricondotto al passato.

I garanti per la privacy sono una struttura obsoleta, barocca, direi!!!

E’ il passato fatto di “sono affari miei”, “primeggio sugli altri”, “attenti, ti copiano”.

L’irrompere dei social e delle piattaforme di condivisione sta cambiando il mondo.

Il futuro è fatto di condivisione, di scambio, di “wiki”.

I nostri dialoghi, quelli importanti, generati dalla nostra attività sui social, i dialoghi generati dagli oggetti “parlanti” (Internet of Things), sono una straordinaria ricchezza.

Il concetto di dialogo implica una relazione tra persone, tra persone e cose, tra cose e cose.

Il dialogo, in rete è costituito da un flusso di bit. Il valore è generato dalla relazione tra bit.

La mia cartella clinica digitale messa in relazione con la rilevazione della qualità dell’aria realizzata da un sensore genera valore (una più puntuale rilevazione delle mie patologie).

Le diverse cartelle cliniche di un ambiente urbane, messe in relazione tra di loro, e in relazione con una lettura delle criticità ambientali fatte da “oggetti intelligenti”, ci da una lettura importante di un ambiente urbano. Consente una migliore tutela della nostra salute

Bello no…?

Ma per realizzare questo suggestivo scenario, ognuno di noi deve rinunciare ad un pò di privacy.

La connettività in movimento (in costante crescita) crea un altro flusso di dati, anche questo importante, che può consentire alla governance di un ambiente urbano di gestire meglio i flussi delle persone e delle cose, di capire l’andamento demografico e sociale delle diverse aree di cui è composto un ambiente urbano.

Letto con gli occhi del passato è una violazione della “mia” privacy, letto con occhi smart è uno scenario auspicabile alla cui realizzazione abbiamo tutti, consapevolmente, partecipato.

Potrei continuare con svariati altri esempi. Esempi di una città virtuosa, “consapevole”, partecipata.

Partecipazione implica l’abbandono della privacy, la capacità di condividere e, nella condivisione, la generazione del valore.

Pensiamoci assieme e, soprattutto, discutiamone…

L’immagine che segue vi deve dare da pensare, per questo la ho inserita.

 

2 risposte su “La privacy, valore del passato…”

Mi pare un discorso un po’ naif. Pensa alla tua cartella clinica in Rete dove risulti che sei sieropositivo, oppure che sei affetto da una malattia incurabile: pensi che non saresti discriminato, che il direttore della tua banca ti concederebbe facilmente un prestito e così via? Oppure che i tuoi dati personali sull’orientamento religioso, politico e sessuale fossero resi pubblici: non credi che saresti in qualche modo meno libero? La riservatezza è un diritto e in quanto tale deve essere tutelata. Poi si può discutere di come e con quali strumenti. Il sogno di pubblicare il privato non è una novità, ma è sempre stato seguito da brutti risvegli…

Il senso è che nessuno obbliga a rendere pubblici i propri dati. Esistono ambiti di “utilità sociale” del dato aperto. La sanità, previa autorizzazione, è proprio uno di questi. E poi, in tutti i casi, perché tutto deve essere usato a “fin di male”???

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