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Gestire lo sviluppo di una “Città Intelligente”

Questo è il primo di una serie di quattro post che dedico a coloro che si interrogano attorno alla “governance” di una Città intelligente (per piacere non usate il termine smart…qualche cosa).

La prima osservazione è che la “governance” di una città intelligente ha come soggetti protagonisti sia soggetti pubblici, che soggetti privati.

E’ un errore pensare che il governo della città intelligente si identifichi “sic et simpliciter” con l’assetto istituzionale, il Sindaco il consiglio comunale ecc..

Chi gestisce le reti elettriche, i sistemi di trasporto, la depurazione delle acque, le reti di telecomunicazione, fa parte della governance di una città intelligente. Gli impegni e la responsabilità vanno presi da diversi soggetti.

La conseguenza di questa affermazione è che il programma per realizzare una “città intelligente” è il frutto di condivisione e concertazione tra soggetti pubblici e soggetti privati.

L’innovazione e la trasformazione di una ambiente urbano, per renderlo intelligente, non sono il frutto di scelte stocastiche (casuali), ma il frutto di un’azione concordata e concertata. Ad esempio i programmi per raggiungere in modo tangibile migliori livelli di sostenibilità ambientale usando tecnologie I.T., Internet of things, coinvolgendo i cittadini usando i social, non possono che essere il frutto di concertazione e coinvolgimento.

In questo senso la “Città intelligente” ha modelli di governance bottom up, non è centralistica, non è autoritaria. Ciò riguarda sia le pubbliche istituzioni, che i gruppi di interesse privato.

Ovviamente, poiché parliamo di I.T., influisce sulla possibilità di governare i processi di innovazione una variabile: la legge di Moore.

Nel mondo moderno la velocità dell’innovazione e della sua sedimentazione, sia economica che sociale, avviene a velocità e con tempi non concepibili in epoche relativamente recenti.

Ciò mette in crisi gli strumenti tradizionali di pianificazione degli Enti Pubblici. La “Città intelligente” non è pianificabile con gli strumenti del passato.

Nel prossimo post: “Cosa dobbiamo gestire”. Nel frattempo…..

 

3 risposte su “Gestire lo sviluppo di una “Città Intelligente””

Ciao,

“L’innovazione e la trasformazione di una ambiente urbano, per renderlo intelligente, non sono il frutto di scelte stocastiche (casuali), ma il frutto di un’azione concordata e concertata. Ad esempio i programmi per raggiungere in modo tangibile migliori livelli di sostenibilità ambientale usando tecnologie I.T., Internet of things, coinvolgendo i cittadini usando i social, non possono che essere il frutto di concertazione e coinvolgimento.”
Sono pienamente d’accordo! Ritengo che , anche se ogni comune avesse a disposizione ingenti somme da investire , queste servirebbero a gran poco , se non vi fosse alla base una cultura delle NT in grado di sostenere e coinvolgere attivamente i cittadini. Non so se sia solo una mia impressione….. …mi sembra che la maggior parte delle volte strumenti e cultura non viaggino parallelamente …anzi siano quasi di ostacolo l’uno all’altra….
Elena S.

Si cara Elena, hai ragione. Strumenti e cultura non viaggiano assieme. Si è affermata la “strana” cultura secondo la quale è l’oggetto ad essere “intelligente”/”smart”. Dobbiamo, probabilmente recuperare una visione umanistica dele città.

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