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Noia, solitudine e social network

Il Corriere della Sera ieri ha pubblicato una pagina straordinariamente intrigante.

Da un lato “Piccolo elogio della solitudine nella stagione dei social network” (Armando Torno), dall’altro “Se gli oranghi vincono la noia con l’iPad” (Danilo Mainardi).

Il primo articolo è un interessante rassegna di scritti e di autori che in varie epoche elogiano, in diverse forme, la “virtù” della solitudine, anche nei periodi estivi, anche nelle metropoli.

Nietzsche “..meglio lontani dal mercato e dalla gloria”; Flaiano che scrive “La solitudine del satiro”; Pessoa “Un’affollata solitudine”.

Sentite questa: “Le solitudini più fascinose? Sono forse state quelle degli anacoreti della Tebaide. Credevano, celati nelle loro grotte, nell’austerità della vita eterna. Per questo, sentendo venir meno le forze, cominciavano a ridere e proseguivano per giorni, sospirando e sgignazzando. Volevano esaurire, prima del grande passo, le scorte di comicità a disposizione della carne.”.

A me viene in mente l’immagine degli anacoreti collegati via web, con un social -magari dedicato- per condividere le loro convinzioni con una ampia comunità.

Voglio dire che la solitudine e l’isolamento nascono spesso, fino a diventare una scelta, quando non si hanno a disposizione gli strumenti e le occasioni di comunicazione e di socializzazione.

E oggi, abbiamo a disposizione strumenti di comunicazione e dialogo quali mai il genere umano aveva avuto a disposizione. Non solo per “cazzeggiare”, ma anche condividere cose serie e anche la propria “spiritualità”.

Perché no???

Lo capiscono anche gli oranghi che resi tristi, dal loro essere in cattività, possono usare iPad (usati), per il gioco e la socializzazione.

Meglio il “genere orango” che il “genere umano”?

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