Prendo pretesto da un articolo apparso oggi sul quotidiano La Repibblica: “La nostra vita in coda quelle 400 ore perdute tra poste, banche e Asl.”
L’articolo scritto da Caterina Pasolini, ci narra un’Italia “in coda”. Una sorta di vizio nazionale.
C’é poi l’elenco dei soliti luoghi comuni secondo i quali gli italiani non userebbero il web, ci sarebbe un eccesso di burocrazia e pochi lavoratori addetti agli sportelli.
Unico accenno al web è costituito dal segnalare la app Qurami che consente una sorta di prenotazione del posto nella coda.
Eppure….eppure moltissime persone non mettono piede da anni in una filiale di banca o in un ufficio postale??? Bancomat e soprattutto home banking ci consentono di fare bonifici o pagare bollettini postali da un qualsiasi tablet.
E ancora, alla faccia di tutto quelli che teorizzano che gli italiani sono tutti analfabeti digitali, è bastato l’obbligo di iscriversi alla scuola attraverso il web per mandare in crash i server del Ministero.
E allora, diffondiamo l’alfabetizzazione digitale per insegnare alle persone ad usare il web per poter usufruire di servizi in modo decontestualizzato. Potrebbero essere ad esempio attività promosse assieme dalle Amministrazioni pubbliche, dalle Poste, dalle banche.
E allora, incrementare forme di mobile payment, anche per i servizi i più banali, renderli più convenienti abolendo la tariffa, o il bollo.(d’altronde le ore sprecate in coda sono un costo ormai insopportabile).
La formula è quella di far intravvedere ai cittadini i vantaggi e i benefici derivanti dall’uso di internet.
E allora, cominciamo a pensare che non è obbligatorio lavorare tutti “idiotamente” in un orario stabilito e in un luogo stabilito.
La tecnologia I.T. è uno strumento per renderci più facile la vita. Internet va diffusa i servizi vanno resi noti alle persone.
Capisco che un ostacolo a queste politiche, assai semplici da realizzarsi, è l’atteggiamento di chi teme l’impatto sull’occupazione.
Spesso infatti si tratta di tecnologie labour saving. Sono sempre dell’opinione che questi processi vadano gestiti. Negarli porta solo ad un duplice effetto non positivo.
Gli utenti continueranno ad essere inferociti per i disservizi, i processi di innovazione tecnologica si affermeranno egualmente eliminando alcune categorie di lavoratori..
Realizzare questi processi virtuosi è l’essenza stessa di una smart cities. Tecnologia dell’informazione per un uso consapevole di Internet da parte dei cittadini.