Anche oggi sulla stampa il Sindacato (giustamente) richiede investimenti destinati alla Scuola, all’Università, alla Ricerca.
D’altronde un Paese come il nostro o investe nel suo futuro o, a breve, sarà out.
Parallelamente, una ricerca promossa da Samsung, rivela come nelle nostre Università si stia approfondendo sempre di più un solco tra quelle Istituzioni -arretrate tecnologicamente- e gli studenti che vivono una vita “reale” circondata dall’innovazione I.T..
Se ci pensate bene è l’intero Paese ad essere pervaso da questa contraddizione.
L’irrompere della rivoluzione I.T. sta cambiando la nostra vita di ogni giorno ovunque.
All’opposto le Istituzioni e le imprese conservano l’esistente, pensano di digitalizzare l’esistente. Insomma sono restie a cambiare.
Quando allora si rivendica la nascita di un’Agenda Digitale per il Paese (per tutto il Paese, non solo per la Pubblica Amministrazione) si chiede di investire sul futuro.
Soprattutto si chiede di far sì che le immense energie sociali che il nostro Paese ancora possiede possano esprimersi liberamente, vengano liberate da vincoli burocratici e da vecchie credenze.
Ciò ovviamente non attiene solo all’uso in sé della tecnologia, quanto piuttosto alla necessità che si avviino profondi processi di riforma che consentano il pieno dispiegarsi della “rivoluzione della conoscenza”.
Come ha scritto recentemente Seth Godin (Non rubate i sogni-A cosa serve la scuola): “L’economia è cambiata, probabilmente per sempre. La scuola no …. Una cosa è certa: se continuiamo a fare ciò che stiamo facendo, continueremo ad ottenere quello che stiamo ottenendo. I nostri figli sono troppo importanti per sacrificarli allo status quo”.