Qualche giorno fa il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato l’infografica di una ricerca promossa da Intel “Cosa succede in rete in un minuto”.
Per leggere quello studio vi consiglio di usare questa chiave interpretativa: tutte quelle attività descritte dall’articolo si traducono in dati veicolati da Internet.
Ricerche su Google, post sui social, Internet of Thing, tutto si traduce in dati. In mondo degli atomi si trasforma in bits.
È il dato (dialoghi), l’uso del dato, il futuro delle aree urbane.
Certamente, l’area urbana come epicentro della rivoluzione della conoscenza. La stragrande maggioranza dei dialoghi, e delle attività che sono veicolate dal web si svolgono nelle aree urbane.
Quando parlo di città intelligenti, di città smart penso ad aree territoriali dove le persone attuano un uso consapevole del dato.
Luoghi dove la ricchezza è frutto di dialoghi tra esseri umani consapevoli, luoghi dove le macchine (le tecnologie IT) sono strumenti usati al meglio per garantire una migliore qualità della vita.
Ma è l’intelligenza collettiva della rete, di Internet, l’obiettivo da raggiungere e da implementare.
Ecco, secondo me l’essenza della smart cities.