In queste ore Beppe Grillo afferma che lo giudicherà il web.
Il signor web alzerà la mano. Pollice verso o sollevato verso il cielo.
Il nostro nemico sono i Big Data, affermano i tutori della privacy di fronte allo scandalo USA.
La mia città è il top dello smart afferma il Sindaco dopo aver presentato la “caldaia intelligente”.
Cosa hanno in comune queste “estemporanee” affermazioni?
Tutte queste affermazioni trascurano che, dietro ogni tecnologia ci stanno persone, più o meno consapevoli della svolta epocale alla quale stiamo assistendo.
Beppe Grillo (contento lui) sarà giudicato da persone (quante???) che utilizzano piattaforme di social networking.
Alla base dei Big Data ci stanno algoritmi scritti e concepiti da esseri umani. Un essere umano può scrivere algoritmi per affermare una “pubblica utilità” del dato o, all’opposto, per finalizzare l’uso dei dati a interessi privati.
Sarà mica colpa dei social se i nostri dati sono stati utilizzati dall’intelligence americana. Esseri umani che dirigono Facebook piuttosto che Google hanno consentito che i nostri dati venissero utilizzati dai servizi segreti.
Vorrei dire ad Antonello Soro che vanno evitate le paranoie, Ce ne sono già troppo.
In realtà le categorie interpretative della libertà e della democrazia vanno riconsiderate nell’era di Internet. Ciò se non vogliamo che libertà e democrazia vengano messe, nei fatti, all’angolo.
La verità è che mentre sono note le regole del mondo materiale (ma ciò non sempre ci tutela), le regole sull’uso del web sono tutte da concepire e da scrivere. La privacy del mondo reale non è la stessa del mondo social.
Vedete, il dato, l’uso del dato, l’assemblaggio del dato saranno sempre di più l’essenza del potere. The Big Data non è il nemico. The Big Data è il campo di battaglia. Sono gli stessi fondamenti costituzionali e della convivenza che vanno rimessi in discussione per dominare la nuova ondata di innovazione che sta attraversando il mondo.
L’idea che l’affermazione della trasparenza come valore sé sia il fondamento della liberazione del dato (open data) si dimostra provinciale e inadeguata.
Forse, come è avvenuto in altra epoca della storia dell’uomo, andranno riscritte e tradotte in norma le regole della convivenza umana.
La Costituzione dell’epoca digitale non la ha ancora scritta e concepita nessuno.
Vi lascio con un 1984 pieno di speranza.
1 risposta su “Questioni epocali: web o politica, smart o city?”
Sicurezza e web si alimentano a vicenda. Preferisco muovermi con una telecamera attiva in più che in meno. Fidarsi del genere umano è da sempre una grande scommessa. La privacy come pure la consapevolezza che non è tutta verità quella che circola in rete fanno parte del prezzo. E’ in atto un’evoluzione, un cambiamento, persino senza regole defintive, con o senza di noi. Meglio esserci!