“Mai soldi dove li trovo?” è la domanda che, in modo maniacale, ti rivolge ogni Sindaco al quale ti rivolgi quando gli parli di Smart Cities.
Dal suo punto di vista qualche ragione sicuramente lui la ha. È stato abituato, per lunghi anni, alle ritualità e alle compatibilità dettate dal Piano generale delle opere e dai vincoli indotti dal patto di stabilità
E quando (il Sindaco) ha trattato con il Consiglio Comunale le priorità che danno vita al Piano generale delle opere, si è trovato a fare i conti con le buche da coprire, con il verde pubblico da sfalciare, ecc..
Ammesso e non concesso che il modello culturale di una smart city si debba uniformare al Piano generale delle opere, dove sta scritto che gli investimenti smart debbano essere sotto ordinati all’illuminazione pubblica?
Posso garantire, in tutti i casi, che una attività strutturata e pervasiva di alfabetizzazione digitale di un’area urbana, costa relativamente poco. Così come sono certo che l’uso di Waze per organizzare la mobilità urbana genererà, nel tempo, infiniti benefici al bilancio del Comune.
L’approccio smart ad una città implica l’adozione di parametri diversi rispetto al passato.
Nel mio libro “Smart Cities-gestire la complessità urbana nell’era di Internet” tratto diffusamente il tema del finanziamento della città smart.
“Oggi i Sindaci presentano il “Programma di mandato” della città ‘900. L’idea della città “smart” viene concepita come una aggiunta di modernità alla tradizione. Magari ci siamo convinti che così “parliamo ai più giovani”.
Niente di più sbagliato.
Pensate se nel suo “Programma di mandato” un Sindaco presentasse il piano dettagliato di cablatura della città, o programmi di alfabetizzazione digitale mirati ad insegnare l’uso consapevole dei social network? O se annunciasse la volontà di perseguire politiche di “neutralità” del cloud computing cittadino.
Ci siamo immaginati lo svolgimento di quella prima, rituale, fondamentale seduta del Consiglio Comunale. Pensiamo solo alla ricaduta positiva che un programma così avrebbe per risvegliare l’entusiasmo delle molte energie che oggi non vengono coinvolte nel governo della città.
Molte persone, molte più di quante siamo portati ad immaginare, stanno guardando alla realizzazione del futuro.”
Riflettete su queste affermazioni, realizzate l’idea che nel mondo dell’IT ci sono infinite convenienze per i privati che decidano di investire e di innovare.
La vostra capacità di attivare meccanismi smart, in fin dei conti, sarà quella di attirare investimenti privati e di razionalizzare, innovandolo, anche il “vecchio”.
Michele Vianello
6 risposte su “#smartcities, e i soldi dove li trovo?”
Cosa intendi quando scrivi: “se annunciasse la volontà di perseguire politiche di “neutralità” del cloud computing cittadino.” ?
Come verranno assemblati i dati (semantiche, priorità, ontologie) costituirà la sfida per democrazia nei prossimi anni. Ciò sarà vero soprattutto nelle aree urbane ricche fornitrici di dati.
Ok. Questo concetto è approfondito nel tuo libro? 🙂
Assolutamente si, soprattutto quanto parlo di “cloud sociale”
Perfetto, grazie!
[…] Si definisce un nomadworker e sul suo sito scrive cose che hanno titoli molto concreti: “#Smartcities, e i soldi dove li trovo?“. Siete pronti per Prato #smartcities ???? Vi aspetto […]