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No, amici di Wired la “Giustizia fai da te” non mi convince

Riporto integralmente la risposta che gli amici di Wired hanno formulato al mio intervento “No, cari amici di Wired, questa volta non sono d’accordo con voi”.

“Caro Michele,

non siamo affatto impazziti. E non siamo nemmeno diventati così “tecnosoluzionisti” come direbbe Evgeny Morozov, da pensare che la tecnologia sia la luce e la risposta a tutti i problemi.

Proprio come dici anche tu, crediamo che le persone debbano essere al centro dei processi. Le tecnologie sono uno strumento. Il digitale, in particolare, è uno strumento potentissimo se ben utilizzato. Pensiamo che l’iniziativa di David Gentili vada in questo senso, perchè molto pragmatica e concreta.

Mi spiego meglio. Chi denuncia deve assumersi le sue responsabilità, è vero. Ma se in questo paese abbiamo una corruzione percepita che per un italiano su due è in aumento (i dati sono di Transparency Internationalhttp://www.transparency.org/gcb2013/country/?country=italy) e ci costa come paese 60 miliardi l’anno (dati di Libera http://www.riparteilfuturo.it/) forse dobbiamo chiederci se la denuncia fatta di persona in Procura sia davvero l’unica strada attuabile.

Dati alla mano, dobbiamo dirci che, o agli italiani piace la corruzione, o questa strada della denuncia personale si è dimostrata molto poco efficace.

Noi propendiamo per la seconda ipotesi e perché vediamo diversi ordini di problemi:

– la denuncia di pesrona, in Procura, ha un alto costo personale per il “whistleblower” e non tutti possono permettersi un avvocato.
– arriva tardi: perché la magistratura possa agire deve esserci reato. In più i tempi sono lunghi e costosi.
– non previene: basta leggere la cronaca giudiziaria per capire che a monte di molti reati legati alla PA ci sono buchi nelle procedure e nei controlli. Tanto che spesso ci si chiede: ma non se n’è accorto nessuno prima che si dilapidassero milioni dei nostri soldi? Vedi il caso dell’arresto di Patrizio Mercadante, ex-funzionario dell’assessorato Famiglia del Comune di Milano.

Abbiamo perciò voluto dare spazio all’innovazione introdotta dal Comune di Milano (neppure loro sono impazziti, l’hanno votato in Consiglio!) perchè punta, con molto realismo e buon senso, a migliorare questa situazione.

Certamente ci saranno molte segnalazioni senza fondamento, forse più calunniose che documentate. Forse queste saranno anche molto più numerose di quelle giustificate ed effettivamente utili.

Starà all’organismo di vigilanza creato dal Comune saper distinguere il grano dal loglio.

Crediamo però che quello immaginato da Gentili sia un canale in più e molto utile sia sul fronte culturale che su quello pratico. Gli facciamo un grosso in bocca al lupo e speriamo che altri seguano il suo esempio!”.

No cari amici, proprio non ci siamo. Non credo alla giustizia fai da té. Non credo che di fronte ai problemi di un “Paese democratico” (la corruzione è uno di questi) si possa rispondere semplicemente con “pragmatismo e concretezza”.

Su questi argomenti, nonostante la mia attività, sono molto all’antica. Credo nelle Istituzioni democratiche e nella loro articolazione. Credo nella democrazia rappresentativa.

Vi rendete conto dei danni che si possono provocare ad una persona, ad una Istituzione con una denuncia, basata solo sulle supposizioni, prima ancora che un reato possa essere commesso??? E secondo voi io sostituisco le Istituzioni con un “organismo di vigilanza creato dal Comune che saprà distinguere il grano dal loglio”?

Siamo ancora in uno Stato di diritto, per nostra fortuna. Lo Stato di diritto si fonda sulla presunzione di innocenza fino a prova contraria. È il fondamento delle democrazie occidentali, di tutte le democrazie occidentali.

La Legge si rispetta, rispettando la Legge. La delazione via web è un atto di barbarie, anche se commesso con le migliori intenzioni, come è appunto la lotta alla corruzione.

Scusate la provocazione: se  il web consente di formulare accuse anonime, anche una lettera, non anonima al Sindaco, o alla Procura della Repubblica genera gli stessi effetti.

E, in tutti i casi, se una persona è a conoscenza di un reato “CI METTE LA FACCIA”. L’anonimato è un retaggio del medioevo.

E, rifletteteci, cari amici di Wired, in questo modo si sviliscono le funzioni web 2.0, on to one, di reciprocità proprie di Internet.

Evitiamo di fare danni vi prego, il nostro Paese è già messo abbastanza male.

Che poi un Consiglio Comunale voti una simile sciagura è ancora di più il segno di un Paese che ha perso le sue coordinate di fondo e che ha bisogno di una profonda rifondazione.

Michele Vianello

 

3 risposte su “No, amici di Wired la “Giustizia fai da te” non mi convince”

Esprimo con forza il mio totale accordo a quanto sostenuto da Michele. Vorrei solo correggere un suo passaggio: non é un retaggio del medioevo; non serve tornare cosi indietro, basta ricordare episodi ed organizzazioni strutturate che agivano durante la ben nota dittatura fascista!
Una domanda! Ma con quali poteri un Consiglio Comunale puo avvallare una tale decisione?

Grazie della risposta e dei commenti. Vedo che abbiamo posizioni divergenti e, per il momento, difficilmente conciliabili.

Spero che la sperimentazione milanese non abbia le derive che temete e possa diventare un banco di prova di questa soluzione. Senza interferenze ideologiche di sinistra o di destra. Credo che ciò di cui abbiamo tutti bisogno è un po’ di pragmatismo.

A presto,
Guido

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