Giuro che non lo faccio apposta. Oggi ho sperimentato sulla mia pelle le ordinarie follie della nostra burocrazia.
Forse ce l’hanno con me perché li ho definiti nei miei ultimi post come l’ultimo baluardo del fordismo.
Questa mattina vengo avvisato che da una decina di giorni c’é un deposito di un atto presso l’Ufficio Postale di Marghera. (niente di particolare, devo solo testimoniare).
Ovviamente mi presento all’Ufficio Postale. Solita coda, il tempo passa.
Ritiro l’atto che si riduce ad essere l’avviso che il documento vero e proprio devo ritirarlo in Comune a Mestre.
Naturalmente il tempo perduto si è accumulato e mi presento in Comune a sportello chiuso (chiudono alle 13). Domani tornerò a Mestre a ritirare l’atto vero e proprio.
Brillante risultato, ho sprecato una mattinata. Capisco perché i pensionati, che non hanno nulla da fare, si mettono in coda alle Poste alle 7 del mattino.
Ovviamente non è colpa del Comune, la prassi prevede questo doppio passaggio. Lavorano tre persone/strutture: un impiegato della Corte d’Appello, un postino, i dipendenti comunali.
Questo semplice esempio dimostra perché la Pubblica Amministrazione italiana sia una macchina persecutoria; perché l’organizzazione del lavoro debba essere delegificata e orientata agli obiettivi; perché l’eccesso di burocrazia costituisca uno spreco dannoso per il Paese.
Nessuna Agenda Digitale potrà avere successo se non si deburocratizza l’organizzazione dell’Ente.
Perché il procedimento persecutorio cui sono stato sottoposto (come d’altronde milioni di cittadini italiani) non può essere dematerializzato? Semplice, perché una legge e le prassi conseguenti lo impediscono.
Quindi…..delegifichiamo il nostro Paese.