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Digital Transformation

Una straordinaria accoppiata: il Canone RAI e Netflix

Come ogni anno, immancabilmente ricevo l’avviso di pagamento del Canone RAI.

Obtorto collo pagherò. Pagherò pessimi spettacoli e soprattutto, io ormai zuppo di cultura social, dovrò pagare la impossibilità di scegliere e costruire i palinsesti in base ai miei gusti e ai miei interessi. Michele Vianello è eguale a Eugenio Rossi. Solo lo zapping ci potrà salvare.

Scopri poi che, in realtà, il Canone RAI è una tassa sul tuo televisore.

Questa è la vera follia italiana.

Ci si accorgerà a breve che il Canone RAI si trasformerà in una tassa sull’accesso a Internet.

Riflettete bene. CES2014 è stato contraddistinto anche da una nuova generazione di televisori.

L’innovazione non è solo rappresentata dalla forma degli schermi (bellissima, ergonomica, TV come oggetto di design). La vera innovazione è rappresentata dal fatto che la televisione, la vecchia e cara televisione, è lo uno strumento attraverso il quale ci si collega a Internet.

Naturalmente questo non è un fenomeno nuovo. Ciò è già possibile, ma non ha ancora assunto una dimensione di massa.

Netflix, sito USA di film (ma non solo) on demand sta sbarcando in forze in Italia.

Anche noi potremmo scegliere i nostri film e creare palinsesti personalizzati. SKY si sta apprestando a fare già nel 2014 una operazione analoga. Netflix si paga, SKY si paga, ma guardo quello che voglio, non quello che mi viene imposto.

La cultura social, la profilazione dei nostri gusti, si sta affermando anche nel mondo della televisione.

La televisione sarà solo uno strumento, una dei tanti per collegarci ad Internet ed incontrare il soddisfacimento dei nostri gusti applicando la cultura e le prassi del social networking.

E allora, che senso ha il canone RAI? Pensiamo davvero che una tassa iniqua su uno strumento di accesso a Internet potrà salvare la TV generalista di Stato?

È tempo che il canone RAI venga abolito in quanto tassa superata dalla storia e dall’evoluzione dei gusti del genere umano, e ci si concentri veramente a competere su un mercato, quello dell’entertenement, in evoluzione e in crescita.

Come sempre l’Italia arranca in uno spaventoso ritardo.

Michele Vianello

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