Per iniziativa di Nicola Palmarini è iniziata una interessante discussione su Twitter nel merito di una proposta di Legge “Norme finalizzate alla promozione di forme flessibili e semplificate di telelavoro.”
In 140 caratteri è assai difficile argomentare le mie obiezioni. Ho deciso di postare perché l’argomento è assai importante.
La prima osservazione è che il nostro Paese ha bisogno di delegificazione. Il voler legificare su tutto, compreso il telelavoro, mi lascia assai perplesso.
Il lavoro nomadico, decontestualizzato, casalingo è un fenomeno in espansione.
Soprattutto NON RIGUARDA ESCLUSIVAMENTE il lavoro dipendente.
Limitare lo Smart Working al telelavoro è indice di una visione arretrata. Chi scrive è sicuramente uno Smart Worker, ma non è, ne vuole diventare, un lavoratore dipendente.
Lo Smart Worker vive nei coworking, cerca di dialogare con i makers, popola gli incubatori, non concepisce il suo lavoro nomadico come una diminutio. Soprattutto, lavora il meno possibile a casa sua, ha bisogno di incontrare altre persone, ritiene che il dialogo e la collaborazione siano i valori da affermare perché arricchiscono il valore dei loro prodotti.
La sua posizione lavorativa si incrocia spesso con l’essere una Partita IVA. Piuttosto che una legge sul telelavoro vorrebbe una legislazione che lo tutelasse maggiormente contro una tassazione iniqua, che eliminasse le assurde “gestioni separate dell’INPS”.
Allora, eviterei assolutamente ogni forma di legificazione in materia. Semmai, per i lavoratori dipendenti provvederanno i contratti e le relazioni sindacali a sancire le opportune e giuste garanzie contrattuali.
Francamente mi sembra del tutto ridicolo l’Art. 5 (Strumenti informatici).
Non solo è inutilmente persecutorio verso i datori di lavoro, anche perché non si capisce cosa si vuole tutelare, soprattutto non fa i conti con quel fenomeno in atto su scala mondiale definito BYOD (Bring Your Own Device).
Ormai sempre di più non ci sarà distinzione tra i device personali e quelli con i quali si lavora. Ciò genererà benefici importanti sia per i lavoratori che per le imprese.
Concludendo il telelavoro è una forma di attività lavorativa marginale destinata a morire. Il lavoro in mobilità e decontestualizzato è destinato ad ampliarsi e a rivolgersi alla fasce ricche intellettualmente.
Le forme di tutela della fabbrica del ‘900 o del Pubblico Impiego sono ormai separate, pensare di trasformarle in legge, sembra a me sbagliato e negativo anche per gli stessi lavoratori.