Qualche giorno fa la Camera dei Deputati ha prodotto un interessante report sui ritardi nell’applicazione dei provvedimenti legislativi in materia di Agenda Digitale.
Più che di ritardi sarebbe meglio parlare del fallimento dell’Agenda Digitale.
Chi avrà la pazienza di leggere il report (ne consiglio davvero la lettura) si accorgerà che la via del cambiamento della Pubblica Amministrazione attraverso la legificazione e la codificazione rigida dei processi non produce risultati.
Ciò per svariati motivi:
affidare ai burocrati il compito di cambiare sé stessi è velleitario. Nella migliore delle ipotesi il burocrate non possiede le competenze adeguate per affrontare l’innovazione I.T.;
il burocrate, in tutti i casi, é prigioniero della cultura della prevalenza della forma sul risultato finale;
la Pubblica Amministrazione italiana è prigioniera di una sovrastruttura di controlli formali che impedisce il dispiegarsi delle logiche e delle architetture dell’Information Technology;
l’Agenda Digitale italiana non può ridursi solo all’innovazione nella Pubblica Amministrazione. Il mondo dell’impresa privata ha bisogno egualmente di innovazione.
Da dove partire allora?
Sicuramente da una profonda opera di delegificazione. Il Codice dell’Amministrazione Digitale in realtà impedisce la realizzazione di una “Amministrazione Digitale”. Arriviamo a realizzare SOLO un articolato di principi, poi le forme organizzative andranno affidate alle capacità e alla cultura delle diverse articolazioni dello Stato.
Sicuramente da una attività di profonda alfabetizzazione digitale di TUTTA la popolazione italiana a partire dai burocrati (che potranno essere rimossi e prepensionati) e dai molti manager pubblici e privati.
Sicuramente da una politica di switch off improntata all’idea che da una particolare data, senza rinvio alcuno, si passa ad altre modalità organizzative basate sull’Information Technology.
Ma, più di ogni altra cosa, l’acquisizione di una consapevolezza da parte del Governo e della politica più in generale che l’Agenda Digitale è LA POLITICA INDUSTRIALE DEGLI ANNI DUEMILA.
Se partissimo da qui, da questa consapevolezza sicuramente potremmo cambiare rotta e garantirci un adeguato sviluppo economico e sociale.
Per chi volesse approfondire queste tematiche consiglio la lettura di:
L’ICT è imbrigliato dalle leggi.
1 risposta su “Agenda digitale, delegificare e cambiare rotta”
Più che delegificare. far rispettare le leggi da tutti.
A cominciare dal Burusaurus Rex, cioè il burocrate afflitto da comoda miopia che si ciba solo di bolli tondi e codicilli.
La legge scritta bene, cioè con consapevolezza e giusta apertura mentale, deve essere concepita come il sentiero tracciato da seguire per evitare che si vada spargoli e sparpagliati.
E’ obbligatoria l’indicazione, soprattutto per la PA, di come fare le cose in modo che tutte le PA possano parlarsi ed il Cittadino possa parlare con una sola PA.
Un falso concetto di libertà porta ad una anarchica confusione.
Il giusto concetto di libertà (la mia libertà termina dove inizia la tua e viceversa) conduce ad una collaborazione intelligente. E’ sicuramente difficile da perseguire perchè è contrastata dagli interessi più vari, ma deve essere tentata.
Ed il vecchio saggio, italianizzato, diceva: “Mazze e panelle fanno i figli belli”.
e poi ricordava “Chiacchere e tabattere e’ legno non fecero mai regno!”