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Digital Transformation

Storie di parrucchiere e di “disoccupati digitali” (puntata numero 2)

Michele Vianello - disruptive

Sto pubblicando alcuni post sui rapporti che intercorrono tra il mondo analogico e l’economia digitale. In un post pubblicato ieri ho avanzato alcune prime riflessioni. Vi lascio ad altre riflessioni …. domani la terza puntata.Buona lettura. “Le nuove tecnologie che risolveranno le grandi sfide di oggi nasceranno molto  più probabilmente dalla collaborazione di molte persone attraverso le reti informatiche che in un garage. Saranno la politica e l’economia di queste reti a determinare il modo in cui le nuove possibilità si tradurranno in nuovi benefici per le persone comuni.”

b) Il nostro Paese, per progredire, ha un bisogno disperato di “digitale”, questa affermazione così netta rappresenta una mia convinzione assoluta. Dietro a questo aggettivo, perchédigitale” é solo un aggettivo, si nascondono molti concetti e molte attività umane. Dietro al termine “digitale” si nascondono molti aspetti della nostra vita che sono ormai permeati da questa….??? Stavo per dire erroneamente “tecnologia”. Ma il “digitale” non è una tecnologia. Il “digitale” rappresenta tante cose che attengono alla sfera della vita del genere umano. Per questo motivo l’approccio a Internet non può essere quantitativo. Più Internet non vuol dire nulla. Come e perché utilizziamo Internet diventa l’approccio più corretto. Meglio ancora, quale è l’architettura che sorregge l’uso delle reti? Cito, per comodità, cinque macro categorie di ragionamento per chiarire bene a quali concetti collegare l’aggettivo “digitale”..

1 – L’nfrastrutturazione digitale. L’infrastrutturazione digitale è quella precondizione senza la quale non é realizzabile alcunché. Per approfondimenti rimando al mio post “Politiche per la banda larga in Italia- Un interessante contributo”

2 – Le piattaforme digitali. Qui entriamo nel campo degli strumenti che abilitano all’uso di Internet e che hanno mutato le modalità di comunicazione tra gli esseri umani nonché i processi di costruzione e di diffusione del sapere. L’elenco delle piattaforme potrebbe essere lunghissimo: social network, ma anche i motori di ricerca, ma anche le app, ma anche gli algoritmi che consentono lo sviluppo dei Big Data. L’architettura delle reti digitali rientra in questa categoria. Essa determina l’uso del web, la democrazia del web.

3- I device digitali. In questa categoria c’é di tutto. Dai sensori che hanno reso possibile lo sviluppo di Internet of Things, ai “vecchi compagni” delle nostre vite passate ma, anche presenti. Questi “oggetti” hanno determinato il decollo e l’espansione dell’economia mondiale a partire dagli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Oggi le funzioni di questi “oggetti” vengono “integrate” tra di loro. Le funzioni di questi “oggetti” sono state implementate dal “digitale”. Pensate solo all’evoluzione del telefono. Orologi, televisori, automobili, tutti questi “oggetti” che accompagnano la nostra vita di ogni giorno stanno evolvendo le loro forme e le loro funzioni. In tutti questi “oggetti”, grazie al digitale, sta mutando la relazione che intercorre tra l’uomo e la macchina. Questi “oggetti” stanno a dimostrare che innovazione non è inventarsi un prodotto nuovo. Innovazione è, molto spesso, innovare “cose vecchie”.

4 – L’alfabetizzazione digitale. Una larga parte del nostro Paese soffre di uno stato di divide digitale. Non si tratta di un problema di “semplice” soluzione. L’analfabetismo digitale non si riduce ad un fattore generazionale. Il divide digitale genera “inconsapevolezza” nell’uso di Internet. Non basta dire +Internet e +Digitale. Dobbiamo imparare ad utilizzare efficacemente Internet. L’uso efficace e consapevole di Internet genererà valore economico e sociale, condivisione, ricchezza.

5 – Il welfare dell’economia digitale. Davvero si pensa di gestire un impatto così forte e, per certi versi disruptive, che attraversa ogni ambito    delle società contemporanee attraverso le strutture del welfare novecentesco? I sistemi previdenziali e pensionistici, i sistemi formativi che abbiamo conosciuto sono messi in discussione dall’avvento della   società digitale. La precarietà di molti lavoratori del digitale è riconducibile alla permanenza di una struttura di welfare esclusivamente “analogica” e a una idea pionieristica di impresa.

Il “digitale” in ognuna di queste macro categorie, infrastrutturazione, piattaforme, device, alfabetizzazione, welfare, nella sua rapida evoluzione e nel dispiegarsi delle interrelazioni, potrà generare – al pari di ogni altra innovazione – occupazione o disoccupazione, stabilità o precarietà.

La diffusione dei device mobili ha determinato contemporaneamente la fortuna di Apple e di Samsung, ma ha decretato anche la marginalità di Nokia e di Samsung. E tutto ciò si è verificato in pochissimi anni. Questo esempio si riferisce alla produzione digitale.

Una buona piattaforma di ecommerce concepita per le imprese artigiane le aiuterà a competere con efficacia. Ma, è la qualità e il prezzo dei beni prodotti dai nostri artigiani che farà la differenza. Il digitale può aiutarci in modo decisivo a far conoscere meglio le nostre merci.

Una massiccia dote di “digitale” nella nostra Pubblica Amministrazione genererà auspicabilmente efficienza e opportunità di sviluppo, maggiore inclusione nella società, una maggiore trasparenza nella vita amministrativa. È ciò che auspichiamo da molto tempo. Dobbiamo essere consapevoli, tuttavia, che l'”introduzione” pervasiva delle tecnologie digitali nella Pubblica Amministrazione italiana produrrà, in breve tempo, effetti disruptive sull’occupazione non gestibili con gli strumenti tradizionali di welfare.

Si produrranno così effetti positivi sui conti dello Stato, ma effetti negativi sui consumi di milioni di famiglie. Si genererebbe in questo caso espansione e contrazione.

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