Uscire da una logica “digitale” in negativo. Incentivare i racconti “al positivo”.
Nella promozione di attività di coinvolgimento (engagement) della popolazione nella vita cittadina (o aziendale) attraverso i social e il web ci sono alcune regole semplici da rispettare.
Ad esempio, in queste settimane nel Comune di Capannori sto realizzando (grazie ad una Amministrazione avveduta e a dipendenti entusiasti) una attività di marketing territoriale fondata sul coinvolgimento dei cittadini e dei turisti.
Può sembrare una semplice attività. Così non é. A monte bisogna decidere di incentivare l’attività di coinvolgimento dei cittadini nella narrazione dei valori positivi di una città. Si abbandona quel “luogo comune” che fa si che la partecipazione dei cittadini alla vita di un territorio si fondi sulla denuncia di ciò che non va.
Va inoltre abbandonata l’idea predominante in questi anni secondo la quale é il “digitale” ciò che contraddistingue la rivoluzione in atto.
Non é così, é la capacità/possibilità dei cittadini di utilizzare tutte le potenzialità offerte dalle “macchine” a determinare il successo della rivoluzione. Non sono le macchine ad essere “smart”. Sono milioni di attività delle persone ad essere “smart”.
Tuttavia, per essere efficaci, queste attività devono essere messe in rete.
Qui entrano in gioco alcune semplici regole che, se applicate, fanno si che i cittadini partecipino a questa attività in modo consapevole.
La prima regola dice che i cittadini (i consumatori) devono partecipare ad una attività che “abbia un senso”, che li sfidi positivamente. È il caso di #MyCapannori, di #EffettoCapannori. Una campagna di storytelling alla quale si chiede ai cittadini di partecipare.
La seconda regola é il valore fondante di ogni attività di “alfabetizzazione digitale”. Non basta insegnare l’utilizzo dei social network (o di altri strumenti). Ciò che va condiviso é la capacità di raccontare utilizzando strumenti inediti attraverso i quali lo “scritto” si fonde con la fotografia, con l’immagine, con il filmato.
Ma, soprattutto le persone vanno educate al valore della condivisione.
La terza regola suggerisce che l’epoca del web é contraddistinta dalla molteplicità dei racconti. Sono racconti complessi (ad es. uno Storify), sono racconti semplici (ad es. un frame che però racconta, dipinge, una emozione unica).
L’uso dei tag e degli hashtag è fondamentale per farsi trovare e per poter condividere e dialogare.
La quarta regola é una conseguenza della precedente. Ogni racconto, per avere un senso, necessità di una trama. Non può essere un somma confusa di momenti e di impressioni.
La novità é che la trama deve essere flessibile, frutto del contributo di migliaia di persone, senza che divenga “cacofonia” e “confusione”. La regia partecipativa é fondamentale.
La “Regia partecipativa” ha bisogno (si fonda) di regole precise. In questa fase ci aiuta la cultura sulla quale si basano tutti i giochi. I giochi si basano su regole precise, sulla figura del master, su un premio finale. Infatti, l’engagement dei giocatori necessita di un premio.
L’engagement dei clienti o dei cittadini -anche se il gioco si svolge sul web- propone un premio finale. Il premio può essere una semplice scatola di biscotti “Oreo”, l’apparire in una galleria di immagini, un bonus civico. Questa é la regola numero cinque.
Infine la sesta regola.
Va dichiarato l’obiettivo del gioco. Lo svolgersi del quale non può essere affidato alla spontaneità.
Ogni attività, per avere successo, deve avere un inizio e una fine stabiliti temporalmente, deve avere degli obiettivi quantitativi (e qualitativi) facilmente tracciabili e individuabili.
Nel mondo social sono i partecipanti alla community a stabilire il vincitore.