Si parla moltissimo di storytelling, meglio, di web storytelling.
Il mondo delle imprese private, ma anche il mondo delle Pubbliche Amministrazioni, vuole utilizzare tecniche di storytelling per affermare i propri brand o per promuovere i propri servizi.
Spesso, purtroppo, il termine storytelling viene utilizzato a sproposito.
Vi offro alcuni consigli che nascono dalla mia esperienza, sia nel mondo delle imprese che in quello delle Pubbliche Amministrazioni, per impostare correttamente una attività di web storytelling. Come sempre mi aiuto con alcune immagini.
Centinaia di milioni di persone ogni giorno postano scritti, fotografie, filmati sulle piattaforme di social networking.
Ma ciò non basta per affermare che si sta realizzando una attività di storytelling.
Allo stesso tempo centinaia di milioni di persone condividono o commentano i contenuti postati dai loro “simili”.
Questa attività ci ha già fatto fare qualche passo in avanti nella direzione di uno storytelling condiviso.
Alcuni contenuti hanno avuto maggiore “engagement”, sono maggiormente graditi. Ma ciò non è ancora storytelling.
Una efficace attività di storytelling presuppone una forte regia, una capacità di condividere e di interessare attorno ad alcuni tempi ben definiti fin dall’inizio. Questa attività è intimamente connessa con un efficace utilizzo delle piattaforme web.
La delimitazione del campo della narrazione a più mani é la condizione per evitare che si realizzi una cacofonia. L’uso corretto degli hashtag ci consente di realizzare efficacemente una delimitazione di argomenti e di narrazioni.
Il problema é che oggi il mondo del web si é diviso per tribù, che parlano i loro linguaggi e si occupano dei loro argomenti. È necessario profilare gli individui, é necessario profilare le tribù.
La contraddizione evidente é che il web e i social network erano nati (soprattutto il web) con l’intendimento di promuovere una sorta di universalità dei messaggi -certo da profilare- ma, che teoricamente potessero raggiungere tutti. I social network, particolarmente Facebook, all’opposto stanno incentivando l’autoreferenzialità e l’incomunicabilità tra le tribù.
Non esiste più la “mia storia”, si affermano sul web le “nostre storie”. L’unico modo per parlare alle tribù, ingaggiarle per raccontare una storia, é quello di parlare linguaggi comuni e incrociare bisogni reali.
Il capolavoro vero é quello di togliere le tribù dal loro isolamento e di parlare, diffondendoli, linguaggi universali.
Ho già avuto modo di sottolineare (6 regole da rispettare per realizzare community smart) come si stiano diffondendo eccessivamente sul web il dialogo e il racconto negativi, critici, offensivi. In questo senso è giunto il momento di diffondere lo storytelling positivo, di affermare valori. Anche l’attività di storytelling sviluppata dal mondo delle imprese può essere ispirata a valori positivi.
Se tutto ciò é vero (e lo é) l’alfabetizzazione digitale senza finalità civiche può assumere anche connotazioni negative. Tradotto in slogan: attento a chi digitalizzi.