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FOIA - Trasparenza

La burocrazia della trasparenza nell’epoca del FOIA.

Ha ancora un senso mantenere Amministrazione Trasparente?

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Nell’emettere il suo parere in merito al Decreto che ha introdotto il FOIA il Consiglio di Stato ha affermato: “A volte, in passato, l’esigenza di trasparenza è stata collegata ad oneri – regolatori, amministrativi, economici – ‘non necessari’ al perseguimento dello scopo. Ciò ha indebolito, di fatto, il perseguimento dello scopo medesimo, creando piuttosto una sorta di ‘burocrazia della trasparenza’ che andava a sovrapporsi alla burocrazia già esistente, con risultati poco rilevanti per la tutela di questo valore fondamentale, ma con importanti effetti collaterali negativi, dall’incremento di oneri all’incentivazione degli stessi fenomeni corruttivi che si intendeva contrastare.”

Naturalmente non si può che convenire con questa osservazione.

Una legislazione sulla trasparenza e sull’anticorruzione che non sia accompagnata, contemporaneamente, da un processo di riorganizzazione e di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione si tradurrà inevitabilmente in un aggravio burocratico e in un conflitto tra alcune élite illuminate che propugnano trasparenza e il corpo della Pubblica Amministrazione.

Naturalmente chi scrive é convintoche sia necessaria una forte spinta verso la trasparenza degli atti nella Pubblica Amministrazione e che questo processo possa aiutare le Istituzioni nella lotta alla corruzione.

Tuttavia tra l’enunciazione di un principio e la pratica di ogni giorno ci passa una voragine.

1) Affinché il diritto alla trasparenza possa portare benefici effetti ai cittadini é necessario che venga tutelato, con altrettanta efficacia e determinazione, il diritto alla privacy per il cittadino e per le imprese.

A questo proposito l’articolo 5 bis (introdotto dal D.L. 25 maggio 2016 n. 97) prescrive che ” L’accesso civico di cui all’articolo 5, comma 2, e’ rifiutato se il diniego e’ necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno degli interessi pubblici inerenti a:

a) la sicurezza pubblica e l’ordine pubblico;

b) la sicurezza nazionale;

c) la difesa e le questioni militari;

d) le relazioni internazionali;

e) la politica e la stabilita’ finanziaria ed economica dello Stato;

f) la conduzione di indagini sui reati e il loro perseguimento;

g) il regolare svolgimento di attività’ ispettive.

L’accesso di cui all’articolo 5, comma 2, e’ altresì’ rifiutato se il diniego e’ necessario per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno dei seguenti interessi privati:

a) la protezione dei dati personali, in conformità’ con la disciplina legislativa in materia;

b) la libertà’ e la segretezza della corrispondenza;

c) gli interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica, ivi compresi la proprietà’ intellettuale, il diritto d’autore e i segreti commerciali.

Come di capirà queste norme appaiono fortemente generiche.

In una recente sentenza, nel dare torto al protagonista, il giornalista Guido Romeo, patrocinato dagli Avvocati Scorza e Belisario, il Consiglio di Stato ha affermato che “occorre evitare ogni generalizzazione sul rapporto tra diritto d’accesso e libertà di informare. Il nesso di strumentalità tra le due figure, che pure esiste, si sostanzia non già reputando, come fa l’appellante, il diritto di accesso qual presupposto necessario della libertà d’informare, ma nel suo esatto opposto. È il riconoscimento giuridico di questa che, in base alla concreta regolazione del primo, diviene il presupposto di fatto affinché si realizzi la libertà d’informarsi.”

Come si capirà é urgente che l’ANAC (come la legge prevede) si pronunci sul labile confine che divide il diritto all’accesso e il diritto alla tutela della privacy.

2) Non posso tuttavia non sottolineare l’effetto del combinato disposto tra il succitato articolo del Decreto legislativo e quanto previsto all’art. 5 comma 2 “Allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche e di promuovere la partecipazione al dibattito pubblico, chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione ai sensi del presente decreto…”.

In virtù di questo articolo si attribuisce al cittadino l’importante ruolo di controllore, anche al di là dei tradizionali ruoli di rappresentanza politica.

L’esercizio del “diritto all’accesso” assume quindi una rilevanza politica che va oltre la lotta alla corruzione.

Di questa considerazione l’ANAC non potrà non tenere conto nella redazione dell’attesa circolare.

3) La Pubblica Amministrazione tutta nel rispondere all’esercizio dell’accesso civico ne trarrà un aggravio lavorativo e burocratico.

Già oggi, nel rispettare quanto previsto dalla legge per gestire la sezione Amministrazione Trasparente nel sito istituzionale, le Pubbliche Amministrazioni impiegano una importante quantità di ore uomo.

Tutto ciò per fornire un elaborato di pessima qualità non utilizzato praticamente da nessuno.

Questo spreco figlio della “burocratizzazione della trasparenza”é dovuto, in parte alla incomunicabilità dei software gestionali con il sito, in parte alla gestione burocratica della conservazione dell’atto, in parte alla impermeabilità dei siti ai motori di ricerca.

Soprattutto per la Pubblica Amministrazione (e non solo) Amministrazione Trasparente é una inutile incombenza burocratica.

MI CHIEDO SE, IN PRESENZA DELL’ESERCIZIO DEL DIRITTO ALL’ACCESSO, ABBIA ANCORA UN SENSO MANTENERE LA SEZIONE DEL SITO DENOMINATA AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE VISTA LA SUA PALESE INUTILITÀ.

4) Il FOIA potrà aiutarci a superare questa avvilente situazione? Ovviamente si, ad alcune condizioni:

a) il primo ostacolo da superare nel medio-lungo periodo lo definisco come la diffusione dell'”educazione civica digitale”.

Il cittadino in questa epoca di delegittimazione di ogni ideologia, dei partiti, dei corpi intermedi della società, delle Istituzioni, si troverà ad avere a disposizione, grazie al FOIA, una infinita quantità di “sapere“, di “notizie“, di “conoscenze“.

Tutto ciò si potrà utilizzare per alimentare le risse del condominio, la delegittimazione delle Istituzioni, la criminalizzazione della politica, o, viceversa, potrà essere valorizzato per diffondere un nuovo spirito civico che rinnovi le Istituzioni e la politica.

Questo processo non é assolutamente scontato.

Ho molte ragioni per essere pessimista

b) il secondo ostacolo da superare fin da subito é la riorganizzazione della Pubblica Amministrazione supportata dalla digitalizzazione.

I procedimenti in parte cartacei, in parte digitali impediscono ogni esercizio della trasparenza.

La corretta fascicolazione digitale, una cultura della classificazione improntata alla trasparenza e alla permeabilità appare come prioritaria nell’agenda della pubbliche amministrazioni e del Governo. (di recente ho scritto molto su questi argomenti).

Qui la palla passa alla Madia e alle linee guida per classificare e fascicolare che attendiamo con trepidazione.

c) il terzo ostacolo da superare attiene all’educazione alla trasparenza del pubblico dipendente.

Per superare questa condizione é necessario un forte committment politico da parte del Governo e successivamente da parte dei Sindaci e dei Presidenti di Regione.

Vanno tradotti rapidamente in legge i criteri che regoleranno la responsabilità dirigenziale in caso di impedimento all’esercizio dell’accesso civico e più in generale gli ostacoli alla trasparenza e alla liberazione dei dati.

Cari Sindaci imponete ai vostri dirigenti, fin da subito, che venga appplicato quanto previso all’articolo 5, ciò ben prima del 23 dicembre.

Non potete immaginare quanta “conoscenza” possa essere messa a disposizione dei cittadini fin da subito a costo zero.

Mi auguro che l’applicazione del Codice dell’Amministrazione Digitale nella Pubblica Amministrazione (non solo nei Comuni) consenta di modernizzare davvero il “dinosauro” togliendolo dalla sua autoreferenzialità organizzativa e culturale.

La legge infatti potenzialmente attribuisce nuovi diritti ai cittadini e toglie poteri inibitori alla Pubblica Amministrazione.

 

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Michele Vianello - riferimenti

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