In questi giorni i miei post sull’Agenda digitale sono stati oggetto di commenti (grazie a tutti!!!) sia sul blog che sui social.
Capisco che il tema necessita di approfondimenti.
In primis vorrei sottolineare il rischio che l’Agenda Digitale per il Paese si trasformi in una Agenda Digitale per la Trasparenza e la Pubblica Amministrazione.
Errore colossale.
Tutti si stanno dedicando -Governo compreso- alla Pubblica Amministrazione.
Un’Agenda Digitale si rivolge ad un intero Paese. Meglio, a consentire la modernizzazione di un intero Paese.
L’azienda privata in Italia al pari della P.A. ha bisogno di massicci investimenti per recuperare produttività, efficienza, nuovi metodi di gestione del marketing, ecc.ecc..
Sfido chiunque a provare il contrario.
Egualmente l’alfabetizzazione digitale (non informatica) dei cittadini è una componente essenziale del progresso del Paese. Potrei continuare con altri esempi.
Prima o poi troverò anche il tempo per parlare delle imprese italiane che, non dimentichiamolo, sono il grande parte (90%) al di sotto dei 10 dipendenti.
Tuttavia, ci si concentra sulla P.A..
Ovviamente ciò avviene per la grande richiesta di trasparenza richiesta dai cittadini alla P.A..
Soprattutto, perdonate la malizia, perché gli investimenti del Pubblico in ICT potrebbero aiutare un mercato in difficoltà.
Non dimentichiamo che in Italia, in un periodo di crisi, l’investimento in ICT, sia nel pubblico che nel privato, viene visto come un costo da comprimere.
Fatte queste considerazioni iniziali vorrei rispondere ad un post su Facebook postato dall’amico Pellegrino Marinelli. Lo riporto integralmente, per comodità, e per simpatia verso Pellegrino.
Scrive Pellegrino: “Il problema non è mandare a casa i Dirigenti pubblici (sono un Dirigente pubblico!), cosa che tra l’altro non si può fare né da un punto di vista giuridico né finanziario. Il problema è, a mio avviso, selezionare a monte e formare a valle professionalità orizzontali, che siano in grado di padroneggiare tecnologie, comunicazione, scienza dell’amministrazione, e perché no, il vecchio diritto amministrativo. Tra l’altro, non ne servirebbero moltissime. Ad oggi le funzioni ICT nelle Amministrazioni sono governate dagli ingegneri informatici. Nulla in contrario agli informatici, che servono come il pane, ma è come dire che la Volkswagen possa essere governata solo dagli ingegneri meccanici. Cominciamo dalle Università: queste sono attrezzate di fronte a una simile prospettiva? A me non pare. Per il resto, consentimi una difesa d’ufficio del povero burocrate: questo lavora con il quadro di regole che ha, e con gli strumenti a disposizione. Per habitus mentale, se una legge gli dice di usare la tecnologia, e non la carta, sono certo che lo farà.”
Prima considerazione: io sono un Dirigente con un contratto privatistico. Posso essere licenziato in qualsiasi momento. Perché un Dirigente della P.A. lavativo e inefficiente non può essere licenziato? E’ una legge da cambiare, non una pagina del Vangelo da rispettare.
Seconda considerazione: all’apice del successo della sua Azienda un Dirigente dovrebbe essere rimosso. Si devono sempre aprire nuove stagioni. Uomini per tutte le stagioni sono dannosi, sempre!!!
Terza considerazione: l’architettura ICT nel pubblico è spesso governata dagli informatici, ma i modelli organizzativi sono scelti dal Dirigente. Il modello è sempre lo stesso: “è il cittadino che deve adeguarsi a noi, alle nostre abitudini, alle leggi immutabili!!!” L’Agenda Digitale non può ridursi alla digitalizzazione dell’esistente. Non cambierà mai nulla, non è un problema di investimenti, ma di teste da cambiare.
Quarta considerazione: è vero che il Dirigente della P.A. lavora nel rispetto delle leggi (ma questo vale per tutti) e dei regolamenti. Ma, i regolamenti sono fatti dagli stessi Dirigenti della P.A..
Quinta e ultima considerazione. Ovviamente non pretendo un lavacro sacrificale dei Dirigenti pubblici . Ma, se voglio raggiungere efficenza introducendo il nuovo, il vecchio va sacrificato a partire da chi comanda.
Caro Pellegrino, da chi vuoi cominciare il cambiamento: dagli uscieri? Troppo comodo. L’innovazione per essere tale deve essere “disruptive”.
Altrimenti, non è innovazione, come purtroppo temo sarà, nonostante tutto.
1 risposta su “Agenda digitale. Perché, tra le altre, i dirigenti pubblici si devono poter rimuovere.”
Come al solito una lucida analisi della situazione ed i Commenti/conclusioni alle parole del dott. Marinelli, splendido esempio di burusaurus rex, dovrebbero diventare legge.
La frase: ” Il modello è sempre lo stesso: “è il cittadino che deve adeguarsi a noi, alle nostre abitudini, alle leggi immutabili!!!”” dovrebbe essere scolpita a caratteri infuocati nella mente burosaurocratica come regola assolutamente errata.
Ci riuscirà qualche banale ingegnere informatico a vincere la guerra perchè la PA diventi utile al Cittadino?