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Ancora troppa spesa pubblica. Ancora improduttiva. Ancora “zero” innovazione. Ovvero, non ho problemi a pagare più tasse ma…

Bene la manovra proposta da Monti. La situazione è gravissima, bisognava rispondere con decisione, velocemente, senza assecondare i soliti riti concertativi.

Ma ciò risponde ai bisogni immediati, non alla necessità riformista.

Un bell’editoriale di Giavazzi ed Alesina sul Corriere della Sera di ieri (Caro Presidente no, così non va) tuttavia, metteva in luce alcuni limiti nell’approccio seguito dal Presidente Monti.

La spesa pubblica è ancora elevata e improduttiva in rapporto al PIL.

Il pubblico ha bisogno riforme che ne mutino la ragion d’essere innovando profondamente.

Vorrei, indicare alcuni terreni (scomodi) che ritengo oggi imprescindibile affrontare.

Io sono un dirigente del settore privato. Guadagno bene, meno di un dirigente pubblico.

Io sono licenziabile in qualsiasi momento. I motivi del mio licenziamento possono essere svariati. Non raggiungo gli obiettivi che mi sono stati assegnati; non sono in grado di svolgere bene compiti per i quali sono stato assunto. Più banalmente, l’azienda non ha bisogno di me.

Un dirigente pubblico è, di fatto, inamovibile. Perché questa disparità, perché questa ingiustizia?

Generalmente è necessario allora equiparare il “diritto del lavoro” pubblico a quello “privato”.

Siamo tutti lavoratori, no?

Atto secondo: è necessario abolire al più presto il “valore legale del titolo di studio”. Dietro il “valore legale del titolo di studio” si nasconde l’impossibilità di lanciare una concorrenza basata sul merito nel mondo pubblico. Tutto è “concorso”, tutto è “titoli” spesso inutili per far progredire un qualsivoglia servizio pubblico.

Atto terzo: i pubblici dipendenti sono troppi in rapporto alla produttività generata dal loro lavoro. Si manifesta un disperato bisogno di profonde innovazioni di “prodotto” e di “processo”.

Per prodotto si intende la necessità di incrementare la qualità/quantità delle prestazioni e dei servizi erogati.

Ciò passa attraverso una massiccia dose di investimenti in ICT in tutta la Pubblica Amministrazione. In rapporto agli investimenti in ICT, si dimostrerà che i pubblici dipendenti sono troppi. In un arco di tempo medio/ lungo i pubblici dipendenti dovranno diminuire almeno del 25%.

I modi sono svariati, non necessariamente dolorosi. Blocco del turn over, mobilità, esternaizzazione di molte funzioni, prepensionamenti, soprattutto nel settore dirigenziale.

Gli investimenti ICT non possono limitarsi alla generazione di “più trasparenza”, “più democrazia”, “più e…qualche cosa”. Non basta!!!

Atto quarto: i processi di innovazione di “prodotto” e di “processo” vanno affidati ad attori che provengono dai settori produttivi privati.

Senza offesa per nessuno, nel “pubblico non c’é l’attitudine culturale a questi cambiamenti radicali e profondi. Questo è riformismo.

Riuscirà il Governo Monti ad andare in questa direzione? Francamente non lo so!!!

Volete che io, dirigente privato, mi sacrifichi per il bene del Paese (mio figlio ha poco più di tre anni, il suo futuro è la mia preoccupazione)? Cari Signori dovete intervenire con coraggio sull’improduttività della spesa e dei dipendenti pubblici.

1 risposta su “Ancora troppa spesa pubblica. Ancora improduttiva. Ancora “zero” innovazione. Ovvero, non ho problemi a pagare più tasse ma…”

“Non penso che il top management abbia un ruolo predominante nel processo di selezione delle strategie, a meno che non si stia parlando della business mission generale. Le strategie, a parer mio, devono emergere ed essere impostate dal basso”
Tom Peters, 1992

Sono completamente d’accordo, siamo tutti lavoratori. E nel pubblico, quelli che non sono dirigenti sono appena operai della conoscenza.
Sono invece dubbioso che il settore privato italiano saprebbe esprimere un’attitudine al cambiamento significativamente superiore a quello pubblico. Detto più semplicemente, che qualche dirigente preso dal privato (come? con quale selezione? secondo quali meriti?) potrebbe essere sufficiente a far radicare e diffondere l’innovazione. Ah già ci sarebbe anche il taglio del personale, la spending downview è in pieno corso.
Il settore privato ci mette i suoi capi, a guidare una truppa intimorita… e priva di prospettive, dopo aver visto le posizioni di vertice coperte in questo modo.
Questo è riformismo?

p.s. Sono anche d’accordo che non basta spendere in ICT per fare innovazione con… “più” di qualcosa. Spero in qualche suggerimento ulteriore, che indichi come fare perno sulle “risorse nascoste, disperse o malamente utilizzate” nel settore pubblico. Uomini e donne, con qualche esperienza e non pensionabili per molto tempo ancora.

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