Per la prima volta seguo con infinito distacco la campagna elettorale. Chi mi conosce sa con quanto disprezzo guardi al populismo e al qualunquismo.
Proprio per questo esigo di più da chi fa proposte politiche.
Invece, silenzio, genericità, assenza di vision. Al massimo il mondo ruota attorno all’IMU. Che depressione.
Questa mattina ho letto un rapporto di Gartner sulle previsioni di investimento sui BIG DATA (al netto di hardware).
La previsione è quella che verranno investiti 235 miliardi di dollari da qui al 2016. Naturalmente intelligenza, socialnetworking, analisi del dato.
Investimenti, competitività, nuove (nuovissime) professioni. Se ne parla in campagna elettorale? Domanda retorica.
La sciamo stare i guitti che urlano o coloro che pensano che il mondo si sia fermato al “Secolo breve”. Le persone serie pensano davvero che il “digitale” sia un addendum al loro programma?
Per la prima volta nella mia vita non ho ancora scelto per chi votare. Se vorranno il mio voto (1/uno) dovranno rassicurarmi sulle cose che seguotno.
– L’investimento in I.T., soprattutto nella P.A., non serve solo a generare efficienza. Se genera efficienza devono dire dove si taglia, quali figure professionali sono superate, come si riqualificano, quali pensioniamo. L’I.T. non è spesa aggiuntiva.
– L’investimento in I.T., soprattutto nella P.A. non serve a generare generica trasparenza. Per piacere evitatemi il “giustizialismo digitale”. Solo a sentir parlare di trasparenza e di “alleanza per la trasparenza”, mi vengono le bolle sulla pelle. Open data serve per generare valore e ricchezza per il pubblico e per il privato. Francamente dello stipendio del Sindaco e delle consulenze, “non me ne pò fregà de mano”.
– La digitalizzazione del Paese non riguarda solo la P.A.. Ci serve l’Agenda Digitale italiana, non l’Agenda Digitale della P.A..
– Non voglio la “digitalizzazione dell’esistente”. Non serve, l’innovazione I.T. necessita di cambiamenti culturali e organizzativi radicali. Siamo in campagna elettorale, fate uno sforzo, fatemi sognare. Devo pensare anche al futuro di un “nato digitale” di 5 anni (mio figlio).
– Per piacere meno vi vedo su Twitter e su Facebook che usate come bacheche degli annunci, meglio è. A meno che…a meno che non li usiate come strumenti di interazione. Licenziate alcuno vostri autorevoli consulenti. Il social marketing non è la politica sul web. La politica ha regole diverse.
Infine, mi dite come intendete far si che la conoscenza, la città, le persone, l’impresa e la produzione siano investite positivamente da una dalle più grande rivoluzioni che il genere umano abbia generato: Internet??
Vi do uno spunto. Obama qualche giorno fa ha spiegato il valore dell’immigrazione spiegando che Google è stata fondata da immigrati.
E voi mi parlate ancora di “fuga dei cervelli”!!!
2 risposte su “Campagna elettorale, di cosa parlano? Il digitale è un addendum ai programmi? Per chi voterò?”
“l’innovazione I.T. necessita di cambiamenti culturali e organizzativi radicali. Siamo in campagna elettorale, fate uno sforzo”
cambiamenti culturali e *organizzativi*… in pratica consiste licenziare un sacco di persone (ma non si può) o costringerle a studiare (e allora veramente scendono coi fucili in strada). ma tanto siccome non puoi licenziarle non hanno incentivo a studiare.
se proponi incentivi di merito, va a finire che chi decide gli incentivi è il più paraculo (arretrato) di tutti.
come pensi sia possibile procedere?
Vuol dire riqualificare persone, formarle, prendere atto che alcune “professionalità” (virgolettato) non servono più ecc.ecc. I processi si possono subire e far finta di nulla. Si possono affrontare, gestire nel tempo. Chiedo alla politica di darmi una vision. Anche se mette in piedi alcune certezze, non ci si può fermare. Leggi il Corriere di oggi, guarda cosa fa un colosso come Dell di fronte alla sua crisi…mette in discussione la sua stessa esistenza!!!! Duro, sì, ma si può fare diversamente?