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Consigli al Governo per Smart Cities e Agenda Digitale

 

Wired mi ha chiesto di contribuire all’estensione di alcuni consigli al nuovo (auspicabile) Governo in materia di Agenda Digitale e Smart Cities.

I nostri consigli sono stati pubblicati.

Esplicito meglio in questa sede alcune mie riflessioni.

Per venire al dunque suggerirei:

  1. un piano straordinario per l’Italia di alfabetizzazione digitale.

Ovviamente non penso a quei corsi concepiti per gli anziani il cui argomento è come si spedisce una mail, quanto piuttosto ad una attività propedeutica allo sviluppo di politiche innovative.

Conseguentemente i soggetti principali dovrebbero essere sia il personale politico (Sindaci e Amministratori tutti), che il personale degli Enti. La mia impressione è che, quando parliamo di smart cities, questi soggetti non abbiano ben chiaro il cambio di parametro culturale che tutto ciò comporta. Conseguentemente si perdono colpevolmente formidabili opportunità per innovare le aree urbane.

Parimenti dovrebbero essere destinatari della formazione gli imprenditori, soprattutto quelli delle piccole e medie imprese. Anche in questo caso i soggetti imprenditoriali sono spesso digiuni delle opportunità che il mondo web 2.0 potrebbe offrire alle loro aziende intervenendo sul “processo produttivo”.

Il terzo soggetto sono i city user, attraverso la promozione di feconde relazioni tra nonni e nipoti, madri e padri ecc.. È mia convinzione che la città smart è quella in grado di suscitare forti energie sociali. Il social networking consapevole è la chiave di volta di tutto ciò.

Questa attività, come potrete ben capire sarebbe praticamente a costo zero.

Ma sarebbe di straordinario impatto sociale ed economico.

  1. investimenti “innovativi” nella “vecchia” economia urbana.

Quello che propongo non è un gioco di parole bensì la volontà “culturale” di accompagnare agli investimenti, inevitabili, sulle aree urbane (allentare il patto di stabilità e finalizzarlo) la scelta di innovare l’economia materiale.

Ad esempio opere pubbliche tradizionali (ad esempio manutenzioni di vario genere) dovrebbero essere accompagnate da un innesto di smart. Penso ad esempio all’estensione delle applicazioni legate al mondo di Internet of Things.

L’obbligo delle aziende vincitrici degli appalti dovrebbe essere quello di “accoppiarsi” ad una startup. In questo modo una attività tradizionale verrebbe innovata profondamente.

Pensate ad una tradizionale impresa edile che innova nel campo della sensoristica in materia di sostenibilità ambientate.

Sembrano piccole cose ma, come capirete bene, potrebbero contribuire anche queste al cambiamento e all’innovazione nel nostro Paese.

3 risposte su “Consigli al Governo per Smart Cities e Agenda Digitale”

Caro Michele Vianello,
mi pare di non aver mai letto da parte tua (mi sbaglierò forse) considerazioni sul problema pesantemente italiano dell’incapacità a gestire la lingua inglese.
Una percentuale molto alta degli italiani non sa spiaccicare una parola e tanto meno è nella condizione di comprendere tutto ciò che on line gira in questa lingua.
Non pensi che una seria e programmata attenzione all’apprendimento di questa lingua fin dall’età prescolare faccia si che l’isolamento e il gap culturale con i coetanei europei possa ridursi?
Mia figlia prima che nativa digitale è nativa bilingue; dall’età di 6 mesi vive a contatto con madrelingusti inglesi (prima baby sitter, poi international school di Genova) e oggi se ne vedono entusiasmanti risultati; non solo perchè conosce 2 lingue perfettamente, ma anche per l’apertura mentale che le causa; le permette di comprendere che il mondo non è univoco: una mela può essere una mela ma anche una “apple”…. banale, ma non è la stessa cosa.

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