Quello che vedete in fotografia é Crespi d’Adda.
Crespi d’Adda è un modello di urbanistica e coesione sociale costruito in epoca pre fordista.
In molti paesi europei -soprattutto in Inghilterra- gli industriali “illuminati” riproducevano nel territorio una organizzazione sociale che, in una qualche maniera, rappresentava l’ordine gerarchico della fabbrica. Le abitazioni, l’istruzione, fino al cimitero, tutto riproduceva quell’ordine sociale.
In una qualche maniera questi esempi anticipavano quel modello produttivo e sociale poi definito fordismo.
Oggi quei siti, come é l’esempio di Crespi d’Adda, rappresentano degli straordinari esempi di archeologia industriale.
L’Amministrazione Comunale di Capriate mi ha invitato a partecipare ad un ciclo di incontri finalizzato a far emergere le idee per la valorizzazione di questo sito straordinario, oggi patrimonio dell’Unesco, e, assieme a suggerire politiche per la digitalizzazione dell’Amministrazione e di quel territorio. L’evento é stato denominato #crespiforum.
Riprogettare in modo smart un villaggio industriale della fine del ‘800 rappresenta una sfida straordinaria, unica. Peraltro oggi, la fabbrica é di proprietà di un soggetto imprenditoriale privato.
Nel corso della discussione ho avanzato quattro suggerimenti e ho formulato una “suggestione”.
Il primo suggerimento é che una Amministrazione, soprattutto se deve fare i conti con un progetto di questa portata, deve darsi una vision.
Troppo spesso le nostre amministrazioni, oberate dalla burocrazia, rinunciano a progettare il futuro. Smart é la capacità di progettare il futuro, anche se questo può sembrare distante e difficile da raggiungere.
Il secondo suggerimento é che i cittadini devono essere coinvolti fattivamente, culturalmente, emotivamente in questo processo.
Spesso i cittadini si oppongono alle diverse istanze di innovazione perché non vedono con piacere il cambiamento del loro particolare. Non basta far intravvedere i vantaggi occupazionali o di valorizzazione del territorio, i cittadini vanno coinvolti. La coprogettazione del cambiamento é la chiave di volta del successo. Personalmente utilizzo metodologie ispirate al Lego® Serious Play®.
Il terzo suggerimento é: uscite dall’autoreferenzialità. Anche un luogo come Crespi d’Adda, per la sua bellezza e suggestione può essere visitato, può incrociare la curiosità del mondo (e ciò al di là dell’EXPO 2015).
Ma, per farsi trovare e farsi raccontare dal mondo, bisogna parlare il linguaggio che parla il mondo. Le piattaforme web sono uno strumento, il linguaggio é il modo di esprimere il contenuto e per dialogare.
Il quarto suggerimento é: interpretate l’idea di innovazione secondo criteri diversi dal solito fab lab o dal coworking. Recuperare 100.000 m2 (di proprietà privata) necessita uno sforzo economico e intellettuale non usuale.
La creazione di un ecosistema dove il tradizionale deve convivere con l’innovazione, anzi trarne un giovamento, necessità di una comunità culturale e di intenti tutta da raggiungere e mantenere.
Infine una suggestione finale.
Crespi d’Adda, come altri luoghi, rappresenta l’ambiente urbano concepito secondo il canonico rapporto, luoghi, attività, orari. L’organizzazione della fabbrica si espandeva in modo egemonico all’intero ordine sociale, compresa l’urbanistica e l’architettura.
Ma, oggi, come ripeto da sempre nei miei libri, é l’epoca dell’organizzazione urbana fondata sulla decontestualizzazione.
La pervasività di Internet, la diffusione dei device mobili, il cloud computing fanno si che, sempre di più l’attività lavorativa (come molte altre attività umane) non sia necessariamente identificabile con luogo particolare e con un orario stabilito. La nostra é sempre di più l’epoca della decontestatualizzazione.
Se dobbiamo riprogettare, anche nelle sue funzioni sociali, Crespi D’Adda ragioniamo anche di decontestualizzazione.
Ai partecipanti, che ringrazio per la loro presenza la domenica mattina, lascio, perché le utilizzino e le condividano, le slide della mia presentazione. Ogni sacrificio infatti andrà sempre premiato.
2 risposte su “Quattro consigli e una suggestione per trasformare una smart city del 1800”
Un esempio da prendere per il recupero innvativo, creativo e consapevole dei nostri centri minerari siciliani.
grazie per il commento. È proprio così