Quando si parla di egovernment la stragrande maggioranza dei miei interlocutori continua a pensare alle funzionalità dei tradizionali portali istituzionali.
Naturalmente si rifanno a disposizioni -spesso da loro immaginate- previste dal Codice dell’Amministrazione Digitale o alla congerie di circolari applicative che accompagnano la legificazione dell’Information Technology in Italia.
Il risultato è che le Pubbliche Amministrazioni locali (tiro veli pietosi sulle Regioni e sulle Pubbliche Amministrazioni Centrali) sommano i siti tradizionali, rigorosamente unidirezionali, alle pagine -spesso profili personali- sui social network. Anche queste pagine -profili- sono gestiti in modo rigorosamente unidirezionale.
Uso il verbo “sommare” perché i siti istituzionali e le pagine sui social non si integrano organicamente tra di loro.
Eppure il mondo che viviamo è social. Facciamo un semplice esempio, recentissimi studi ci raccontano che larga parte degli italiani è arrivata all’uso del web perché ha scoperto i social network (Facebook in primis) come strumento straordinario di comunicazione.
E, contrariamente a quanto comunemente descrive la vulgata comune, il social è “un paese anche per i vecchi”.
Ecco allora che egovernment di deve declinare oggi, nel mondo moderno, come social government,
Le architetture partecipative sulle quali si basa il successo dei social network, ciò che comunemente definiamo “user generated content”, devono diventare le stesse architetture sulle quali dovrebbe basarsi l’attività sul web delle Pubbliche Amministrazioni.
“Social oriented” dovrebbe coniugarsi inoltre con “open oriented”, con “cloud oriented, con “geolocation oriented”.
Tornando però all’impatto generato dal social networking, le Amministrazioni dovrebbero adottare queste architetture e queste “culture” soprattutto se si pongono l’obiettivo di intraprendere un cammino verso una smart city.
Oggi, francamente, non ci siamo. Quello che evidenzio è, in primo luogo, un limite culturale che attraversa tutti e che dobbiamo avere il coraggio di affrontare.
Quando chiedo se, nell’utilizzo di Twitter, sia preferibile per una Pubblica Amministrazione avere più follower o più following, tutti mi rispondono “più follower”.
Risposta clamorosamente errata. Twitter è uno strumento flessibile, andrebbe specializzato nelle sue modalità d’uso. Preferibilmente potrebbe essere un formidabile canale di ascolto. Anzi, andrebbe incentivato tra i cittadini il suo uso come strumento di dialogo con l’Amministrazione. Più following quindi!!! Non penserete mica di essere come Lady Gaga, non siate presuntuosi!!!
In questo modo tutti i social e i loro dialoghi potrebbero essere sottoposti a utilissimi strumenti di analytic.
Come teorizziamo l’introduzione di dashboard (e alcune aziende, in primis IBM, già le realizzano) affinché le Amministrazioni, usufruendo del flusso di dati che provengono dai sensori (IOT), possano monitorare costantemente la sostenibilità ambientale di una città, non dobbiamo trascurare di curare e studiare il monitoraggio di quello straordinario, unico, intelligente sensore protagonista della vita cittadina: l’essere umano.
Ecco perché l’uso consapevole dei social network (o dei civic media) può consentirci di fare evolvere l’idea di egovernment in quella più avanzata e moderna di social government. Un’idea di governo che, grazie all’uso consapevole da parte dei cittadini e delle Amministrazioni delle piattaforme social, si fonda sul dialogo e sulla condivisione.
Certamente, a monte ci dovrà essere una forte scelta politica e programmatica da parte delle Amministrazioni. Ma, possono le Amministrazioni pensare di governare efficacemente usando gli strumenti del passato?
Certamente ci sarà bisogno di professionalità adeguate e di alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione a partire dalla governance cittadina. Ma questa scelta è oggi indispensabile.
Le Amministrazioni devono scegliere di adottare nuovi strumenti che arricchiscano qualitativamente le Istituzioni Democratiche.
Solo i ciechi possono continuare a dipingere il mondo dei social network con il “regno del male e del qualunquismo”.
Forse è ora che si faccia un deciso passo in avanti.
per approfondire ulteriormente il tema della Smart City visitate il sito di Connected City Council.
1 risposta su “Da egovernment a social government. Nuovi paradigmi per la smart city.”
[…] Qualche giorno fa ho parlato della necessità di declinare il social government. […]