Google e Verizon, dopo mesi di consultazioni, hanno reso noti i loro sette punti sulla “neutralità della rete”. Il documento non casualmente si intitola “Una proposta congiunta per una rete aperta”
Naturalmente si è aperto un dibattito sul “tradimento” di Google e si è provato (giustamente) a contestualizzare con il medioevo italiano.
Chi controlla il traffico della rete? e, in tutti i casi, i contenuti sono tutti identici? chi stabilisce l’importanza dei contenuti?
Prima il “peer to peer” dell’ultimo film, prima la cartella medica, prima Facebook?
Google e Verizon hanno il merito di aver posto un problema che da troppo tempo è latente (non si ha il coraggio di affrontarlo): chi regola la rete. Neutralità non è sinonimo di far west.
Chiaro, in Italia la situazione è talmente arretrata (v. Vittorio Zambardino), talmente venata dalla discussione pseudo politica, che l’iniziativa di Google ci solleva ben altri interrogativi.
Sommessamente vorrei però ricordare che la discussione sulle regole del web non possono essere venate dallo stato di un singolo paese.
Il web ha bisogno di regole!!! anche per determinare le priorità di traffico.
O il “pubblico” -come in altra epoca avvenne per le ferrovie- investe, realizza una congrua diffusione della banda larga (ovviamente anche il wirelles), e allora il “pubblico” assume il ruolo di dominus.
Se come pare, anche negli USA, sono anche gli operatori privati che investono nella realizzazione dell’infrastruttura è difficile che non pretendano di determinare le priorità nel traffico e i costi dell’accesso.
Se il web deve essere pervasivo di ogni aspetto della struttura sociale (economia compresa) è complicato paragonare i bisogni “cloud” di un’impresa al “peer to peer” di una canzone.
So di esagerare ma, è così. Giunti a questo punto, è difficile separare il destino futuro del web dagli investimenti per la diffusione della banda larga.
Se vogliamo che, soprattutto in Italia, si diffonda la rete a banda larga (e anche wifi) è necessario un compromesso tra il “pubblico” e il “privato”.
Non so se è tramontata “L’era del libero web”, so però che lo sviluppo e la diffusione della banda larga necessitano di amplissimi investimenti. So che se vogliamo la diffusione di una sanità e di una istruzione (di una nuova generazione di diritti di cittadinanza) resi più efficienti e giusti non si può pensare che gli investimenti siano esclusivamente opera del “pubblico”.
L’affermazione dei diritti di cittadinanza (anche l’accesso, è un diritto universale) è stata -sarà- sempre il risultato di un compromesso.
Non mi scandalizza quindi il documento di Google e Verizon, è un onorevole compromesso.
Sta a noi cittadini (tutti non solo gli abitanti della rete) influenzare il “pubblico” affinché il prezzo del compromesso sia congruo e aiuti lo sviluppo “sociale” e democratico non solo di ogni singolo Paese.
Alcuni articoli:
“L’alleanza Google-Verizon i pericoli del web superveloce”
“Internet, intesa per la super-Rete”
“Con due velocità penalizzati gli outsider”
“Google-Verizon non è un patto col diavolo”
“Il web a due velocità di Google e Verizon sembra fatto per chi lo ha proposto”
6 risposte su “…. e se Google non avesse tutti i torti!!!”
Non ho letto il documento ma concordo con questa posizione, non amo il messaggio di eguaglianza e liberta’ celato in modo posticcio dietro “net neutrality”.
Concordo pienamente che per il web ed il mondo digitale in generale mancano le regole di base adattate al mondo veloce (cit. MCC) digitale dato che quelle del mondo lento (cit. MCC) analogico sono obsolete ed anacronistiche.
Forse bisognerebbe trovare anche un modo nuovo veloce e digitale per impostare delle nuove regole che si evolvano di pari passo alla rete, affinchè non rimanga in mano troppo potere ai branchi ed alle multinazionali …
🙂
[…] lasciato sull’interessante (e controcorrente) suggestione di Michele Vianello sul suo blog qui. Concordo pienamente che per il web ed il mondo digitale in generale mancano le regole di base […]
Tutto bello e tutto giusto, se non fosse che Google e Verizon hanno chiesto la sospensione delle norme di controllo della Rete, riferendosi al pericolo degli effetti provocati dalla sentenza Comcast.
L’accordo, tra le righe, sbilancia la fruizione dei servizi web tra connettività via cavo e connettività wifi (mobile).
Perchè affidare il controllo dei flussi telematici alle compagnie telefoniche o agli ISP?
Le “regole di internet” esistono e hanno permesso alla rete di funzionare e crescere fino ad essere quella che è oggi. Si chiamano RFC, IETF, IAB. Se parliamo di repressone dei reati esistono le leggi degli stati e non c’è alcun bisogni di leggi speciali per internet. Se parliamo di diritti dei cittadini esiste il progetto Internet Bill of Rights lanciato ufficialmente nel 2007 durante l’IWF di Rio. Questo semmai è il punto dolente, la mancanza di una Carta dei diritti dei cittadini relativa a internet riconosciuta universalmente. Tra questi diritti, al primo posto vi è la disponibilità di una rete neutrale. Ovvero di una rete dove io cittadino (e cliente di un provider) possa accedere a qualunque contenuto senza che prima (prioritizzazione di cui parlano Google e Verizon) una terza parte abbia deciso per me quale saranno i miei diritti di accesso.
Cosa si propongono Google e Verizon? Di poter avere una rete mobile (la rete del futuro) dove i contenuti paganti saranno prioritari sui contenuti non paganti. Questo, grossomodo e in parole poverissime, vorrà dire ad esempio, che Michele dovrà pagare gente come Google e Verizone, per far leggere michelecamp al resto del mondo via iPhone.
Marco Sinigaglia
Scusa Michele, dimenticavo: pensi che con il modello proposto da Google sarà facile per i piccoli e i nuovi imprenditori affacciarsi sulla rete? Pensi che se questo modello fosse stato realtà anni fa avremmo avuto Google, Facebook, Skype e il meglio di quello che oggi esiste sul web?
ciao