“Evangelist non é un titolo di lavoro. È un modo di vita. Ciò significa che gli evangelist devono amare ciò che evangelizzano”
Ammettete di avere di fronte un gruppo di 20 ragazze/zzi di età media tra i 16 e i 18 anni. Ammettete di averli “ereditati” alla fine del normale orario scolastico.
Il mio compito é quello di trasformarli in digital evangelist. Evangelist votati ad alfabetizzare digitalmente gli anziani di Rimini.
Atto primo, spiegare chi é un evangelist. Ed ecco a voi, di seguito, una splendida definizione di evangelist opera del mitico Guy Kawasaky.
Atto secondo, spiegare che l’alfabetizzazione digitale non é insegnare word o excell. D’altronde, che se ne fa un anziano di word? Deve forse scrivere le sue memorie?
Atto terzo, spiegare agli allievi che una lezione va raccontata e che gli strumenti della narrazione sono Instagram e Twitter. Con me si può dialogare, sempre, usando Twitter. L’hashtag #selfie può essere uno straordinario strumento di socializzazione.
Atto quarto, spiegare che il gruppo “bocciofilo” di Rimini per organizzare una gita sociale può usare Booking. Risparmiano un sacco di soldi rispetto all’andare in agenzia. Insegnare agli anziani a ricercare su Google e sui blog di turismo le migliori mete per comprare il Brunello di Montalcino. Vivere con loro l’esperienza della loro comunità ed insegnargli a condividerla grazie al web.
Atto quinto, insegnare agli anziani ad accendere un account su Gmail, perché senza questo account non potranno mai interloquire con l’URP del Comune di Rimini.
Atto sesto, insegnare il valore morale che sta alle spalle di una community. Realizzare e poi far vivere su Facebook una community di esseri umani non é un semplice atto “informatico”. La community ha un valore solidaristico. Alla community ci si rivolge (uso responsabile del web) sia quando si deve comprare il latte e si é ammalati che quando si cercano le compagne per la “tombolata”.
Atto settimo, spiegare che Twitter può essere un formidabile strumento di customer, di interazione puntuale. Se la Prefettura di Parma avesse twittato l’allerta a Pizzarotti, Parma (Genova, Rimini ecc.ecc.), avrebbe avuto meno problemi. E così, gli anziani possono ritwittare l’allarme. Forse se qualcuno georeferenziasse questi tweet realizzeremo, a più mani, le “mappe del disagio”.
Atto ottavo, spiegare agli anziani e agli evangelist che Wikipedia non é una fonte di copia e incolla. Wikipedia é una fonte di sapere condiviso. Sharing non é copia incolla, é arricchimento della conoscenza e del sapere.
Atto nono, condividere con gli evangelist adolescenti la costruzione di un progetto formativo sull’uso #consapevole e #responsabile del web é un’esperienza inimitabile.
Atto decimo, ho alfabetizzato digitalmente gli evangelist. Gli ho fatto comprendere che il social networking non si riduce a Facebook e a WhatsApp.
Atto finale, ho fatto comprendere ai ragazzi tra i 16 e i 18 anni che il web non é la causa del deteriorarsi dei rapporti umani. Il web utilizzato (il soggetto siamo noi, gli esseri umani) con responsabilità é prima di tutto umanità e dialogo.
Naturalmente questo format di alfabetizzazione, questo processo cognitivo é riproducibile in ogni luogo e può essere declinato con grande flessibilità. L’esperienza che sto vivendo con Confartigianato é l’alfabetizzazione digitale di un mondo che, a torto, viene percepito come arretrato.
Chi (non solo Amministrazioni Pubbliche) avesse interesse a sviluppare questa attività mi chiami, “sono facilmente reperibile in rete”.
Vorrei ringraziare per aver consentito questa esperienza straordinaria il Comune di Rimini e gli amici del Rotary Club di Rimini.
p.s. senza polemica con l’amico Riccardo Luna, non mi limito a formare un digital champion, ne sto formano ben 20 ai quali si aggiungeranno 140 arzilli vecchietti riminesi.
4 risposte su “Esperienze di evangelizzazione digitale. 10 considerazioni da chi lo fa davvero!!!”
Buono il proposito, attenzione alla modalità. La spiegazione che lei fa di cosa sia un evangelista è esattamente la stessa di cosa sia un fanatico. Prendere dei ragazzini tra i 16 e i 18, che hanno poco senso critico di loro, e farli diventare dei fanatici è male, anche se il proposito sembra buono.
Chi viene ai miei corsi si accorge che non amo i fanatici (del web ….) ma gli esseri umani #consapevoli.
p.s. insegno anche a metterci la faccia. Chi é lei signor mah!!!????
“esseri umani #consapevoli” bene, in un mondo esageratamente complesso c’è un bisogno incolmabile di consapevolezza e senso critico.
Ai fini di questa conversazione signor mah mi pare adeguato, non mi piace mettermi in vista. Saluti
Caro mah!!! quando si entra a casa degli altri si mette la faccia. È un banale problema di educazione. Vale nel mondo materiale e in quello web!!!