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Finalmente, in formato open, il numero di taglia delle mie mutande!!!

Tera, tera, terabyte di dati informato open.

Ogni bilancio di una Pubblica Amministrazione, spese, consulenze, tutto sul web in formato open.

Naturalmente ogni seduta di un organismo rappresentativo andrà riprodotta in streaming; andrà digitalizzata per poter essere postata su You Tube.

Ecco, finalmente, la tanto agognata democrazie della TRASPARENZA (in salsa open data).

A lungo inseguita, finalmente raggiunta. Ogni nostro più recondito desiderio finalmente soddisfatto.

L’orgia della “digitalizzazione dell’esistente” attuata, senza cambiare nulla ovviamente.

E a quel punto, soddisfatte le richieste del movimento (ma quanti sono in Italia i “consapevoli” dell’importanza dell’open data 1000/10000/100000/1000000?), quanti posti di lavoro sono stati creati rendendo trasparente lo stipendio del Sindaco? quanti punti di PIL sono stati realizzati mettendo in diretta streaming le sedute delle Commissioni parlamentari?

Ovviamente zero.

Possibile non si capisca che, nel richiedere in formato open i dati, andrà sempre individuata una gerarchia e un’importanza?

Possibile non si capisca che, in formato open, prima di tutto, andranno messi i dati che potranno generare un valore economico e sociale da parte dei cittadini, delle imprese, della Pubblica Amministrazione?

Possibile non si capisca che il “movimento per gli open data” continuerà ad essere autoreferenziale (perché così oggi è), militato da “illuminati dipendenti della PA” o da aspiranti “consulenti della PA”?

Possibile non si capisca che l’open (che non è una moda passeggera) si affermerà nel momento in cui i dati verranno usati, arricchiti, rimessi in circolo dal mondo economico e dalle imprese? Anzi dall’uso dei dati open pubblici e privati , nascerà una nuova generazione di imprese di servizio alla produzione.

Perdonate la mia durezza e il tono volutamente caustico, ma la battaglia per l’uso del dato aperto è troppo importante per relegarla alla parzialità e alla pseudopolitica.

Non penso ci sia proprio bisogno di una Repubblica Italiana fondata sull’uso della disponibilità dei dati inutili.

15 risposte su “Finalmente, in formato open, il numero di taglia delle mie mutande!!!”

Con quale criterio si può decidere cosa è utile e cosa no ? E dove sta l’errore nel memorizzare e divulgare ogni tipo di informazione ?

Cosa pensiamo siano i geroglifici nelle piramidi egiziane o i dipinti rupestri ? L’uomo ha nella sua natura la volontà di backuppare ogni tipo di informazione. Oggi abbiamo a disposizione una tecnologia che ci permette di creare la più grande time-capsule che essere vivente abbia mai visto. E’ uno sbaglio ? E’ un lavoro inutile ? Come ogni strumento creato dall’uomo probabilmente sarà solo l’utilizzo a decretarne il valore.

Caro Massimo, d’accordo con te. Ma non sarà inevitabile che tutto sia on line. Il valore e il futuro è il mashup di dati. Ma chi decide ontologie e gerarchie? Attorno a questo si gioca il futuro. Ecco perché francamente di un pò di trasparenza sui costi della politica sono scarsamente interessato.

“Possibile non si capisca che l’open (che non è una moda passeggera) si affermerà nel momento in cui i dati verranno usati, arricchiti, rimessi in circolo dal mondo economico e dalle imprese?”

beh, ma perchè vengano usati/arrichiti/rimessi in circolo, non devono prima essere resi pubblici “i numeri di taglia di tutte le nostre mutande” ? Forse il problema è che non esiste un approccio standard all’analisi del valore di ciascun dataset (per rilasciare prima quelli con maggiore valore sociale) e un metodo uniforme di valutazione/misurazione dell’efficacia dei dati rilasciati.

Chiunque abbia una vaga idea dei dati che girano anche in una sola azienda, non può che concordare con Michele. E’ la complessità, senza ridurre la quale l’ informazione diventa rumore di fondo, confusione, entropia, insomma il contrario dell’ informazione. Dati senza metadati appropriati sono fra l’altro esposti alle manipolazioni più turpi.

mi meraviglia la visione di michele, il suo approccio ‘stretto’ e poco fiducioso in un processo che sta determinando una diversa cultura della cittadinanza, oltre che nella cittadinanza! Trasparenza e accountability sono non utili ma necessarie allo sviluppo della società moderna. I cittadini cominciano a porsi domande di senso e, il passo non è scontato ed è anzi un salto di qualità, si rivolge ai dati: quanto e come … poi, casomai, chi! E le analisi si riflettono su chi ricerca ed analizza che entra nel processo in prima persona, si rende conto del proprio ‘impattare’ ed è portato a modificare i propri comportamenti. Produciamo una massa abnorme di dati che da un’accessibilità limitata soprattutto a fini economico-concorrenziali stanno diventando disponibili ai fini dello sviluppo sociale: individuale e collettivo.
Ciò che si osserva, su questo fronte, è una grande resistenza da parte proprio di quegli organismi che sono direttamente chiamati in causa … etica … in questo processo: partiti, istituzioni pubbliche e … non pubbliche ma di interesse pubblico (e con finanziamenti pubblici!). Qui accade di tutto: cattiva accessibilità, frammentarietà di dati e informazioni, giustificazioni improbabili. L’esempio virtuoso del Piemonte ci insegna che competenze specifiche applicate bene forniscono quell’accessibilità facile ed intelligente di cui c’è bisogno, aperta all’implementazione da parte dell’utilizzatore in un rapporto leale, onesto e collaborativo. La trasparenza fa crescere, in ogni senso! Concordo

A volte noi operatori della P.A. siamo infastiditi da queste nuove e gravose incombenze, tra l’altro ,ora eccessive. Si è passati da un estremo all’altro, con una normativa fiume che non si riesce minimamente a seguire. Che interesse può trovare il cittadino a leggere il conto consuntivo di un Comune, conto redatto in modo del tutto tecnico, viste le ingessature delle leggi. Ha senso sapere che il Sindaco ha un indennità così misera?Meglio sarebbe pubblicare gli spreghi della P.A. con cadenza mensile dove viene reso noto l’ammontare erogato ad ogni parlamentare e l’ammontare delle pensioni d’oro di migliaia di generali e le indennità date ai consoli sparsi (inutilmente) nella varie parti del mondo, in perenne vacanza.

cara Gianfranca il tuo intervento è la dimostrazione che ho ragione. La finalità degli open non è quello di vedere gli sprechi (chi giudica cosa è spreco) o pensioni p stipendi. Mi sarei un pò rotto (scusa il termine) dell’Italia giustizialista. Scarsamente mi interessa il conto consultivo. I dati (per fare un esempio) sono georeferenziazione messciata con dati di qualità dell’aria, con efficienza energetica di edifici. Mi interessano dati mescolati i quali, dal loro uso virtuoso, possono generare ricchezza per il territorio.

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