“L’Accademia chiede il via libera alle foto con gli smartphone nei musei“, così titola qualche giorno il quotidiano La Repubblica.
Leggendo l’articolo scopro, con profondo rammarico, che in molti musei italiani vige ancora la proibizione a fotografare le opere d’arte esposte.
“In via sperimentale è stato già possibile scattare con il cellulare alla Galleria dell’Accademia per una decina di giorni, durante le passate festività natalizie. Proprio per merito della prova avviata dal Polo museale fiorentino, in seguito alla quale i responsabili hanno inviato una lettera al ministero dei Beni culturali per chiedere se non fosse il caso di rivedere la normativa esistente.”
Plaudo naturalmente alla Sovrintendenza fiorentina che ha compreso bene come le norme in vigore siano ormai anacronistiche.
In queste settimane ho lavorato molto attorno al modo con il quale i principali Musei Mondiali si fanno narrare in rete dai visitatori.
Instagram e Twitter sono straordinari strumenti di narrazione.
Il MOMA è un autorevole esempio da seguire. Guardate la galleria del MOMA pubblicata su Instagram. Bellissima.
Sempre di più i Musei nel mondo si fanno narrare, si aprono, evitano ogni forma di autoreferenzialità.
Guardate ancora (sempre su Instagram) le immagini della Saatchi Gallery. Potrei continuare a lungo.
Così come potrei raccontarvi delle pagine su Facebook dei principali Musei, delle cerchie di Google+, dei filmati su YouTube.
La nostra voglia di partecipare alla vita dei Musei, di documentare la straordinaria ricchezza delle nostre gallerie é un valore che va incentivato.
Attraverso questa partecipazione si rafforzano anche le politiche intelligenti per qualificare l’economia del turismo.
Forse, anzi, sicuramente non ha più senso tenere in piedi vetusti divieti.
Soprattutto una intera generazione di antichi Sovrintendenti e Curatori dovrebbe essere rapidamente sostituita.