Vogliamo nobilitare le funzioni del “Cloud computing” e farne capire ai Pubblici Amministratori le immense potenzialità.
Oggi il “Cloud computing” è generalmente inteso come una repository di dati. Viene assimilato, soprattutto dai vecchi capi dei C.E.D., al vecchio hosting di dati. Quanto spreco culturale!!! Quanta conservazione!!! Una figura professionale da eliminare negli Enti Pubblici e le Aziende sono i Capi Centro, spesso sono il baluardo della conservazione.
Mi sento di affermare che una struttura di “Cloud” potrebbe essere il luogo dell’intelligenza di una città.
Potrebbe. Riflettete, un’ampia platea di soggetti, è protagonista della generazione di una quantità di dati inimmaginabile. Ogni secondo nel mondo si generano dati.
Quando usiamo le piattaforme social generiamo dati e conoscenza. Gli oggetti che “parlano” usando Internet generano dati. Le imprese, le Pubbliche Amministrazioni, tutti, generano dati.
E’ questa la più grande innovazione dell’epoca moderna. I tablet, gli smartphone, i QRCODE, i tag RFID, tutti sono strumenti che ci consentono di generare dati. Le potenzialità di questa innovazione non sono state ancora colte fino in fondo.
I dati possono diventare “conoscenza” e “intelligenza” condivise attraverso piattaforme che risiedono sul “Cloud computing”.
La governance della Città intelligente deve diffondere e avere (ovviamente) la consapevolezza di questa ricchezza a disposizione di tutti noi.
Chi governa il “Cloud” cittadino è la domanda alla quale ormai dobbiamo rispondere? Attorno a questa domanda si gioca il futuro (e gli assetti del potere) della “Città intelligente”.
In fin dei conti, a cosa servono gli open data, se non a generare dialoghi e intelligenza???
Pensate davvero che mi accontenti di conoscere lo stipendio del Sindaco (di cui non mi interessa nulla?).
1 risposta su “Il cervello della “Città intelligente””
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