Riflessioni digitali, ma non troppo, di inizio settembre.
1) La scorsa settimana ho avuto l’opportunità di partecipare al MIPEL.
Il MIPEL è una delle più importanti Fiere in cui le imprese presentano i loro prodotti (borse, scarpe, cinture), le loro nuove collezioni.
La prima cosa che ha colpito uno come, sempre attento all’utilizzo del digitale, è l’uso intensivo della carta. Gentilissime hostess distribuiscono “cataloghi come se piovesse”.
La prima impressione –anche dopo la visita al sito- è che MIPEL sia una “fiera analogica”.
Pochi gli stand degli espositori che rechino i simboli dei social network, assenti i QRCODE, i riferimenti ai siti.
Poi ti accorgi, nel vivere l’evento (per comprendere questi eventi bisogna viverli), che l’attività di Fiere come questa è imperniata totalmente sul BtoB.
In questa attività il digitale c’entra molto poco. Anzi pochissimo.
Tutto si gioca nella relazione tra le persone, nell’umanità delle attività.
La mia riflessione è che questi versanti dell’attività economica hanno successo se si giocano bene da parte degli imprenditori due canali.
Un canale è quello delle relazioni umane, della qualità dei prodotti e del design. In questi campi l’assolutismo digitale è solo deleterio per gli operatori.
L’altro canale è costituito dalla capacità degli operatori di creare, utilizzando il web, una empatia tra il loro prodotto e il destinatario finale, il cliente che resta affascinato dal design, dalla qualità, dai colori. Qui il digitale può giocare, se di qualità, un ruolo decisivo.
2) “In Italia, un utente di Twitter su due scrive di calcio, il 71% dei cinguettanti segue partite in tv almeno una volta alla settimana e l’81% twitta dal divano mentre guarda eventi sportivi.”
Questi dati sono riportati dalla Gazzetta dello Sport in un articolo uscito la scorsa settimana.
Visti questi dati, anche in Italia lo sport potrebbe essere un veicolo importante di estensione della cultura digitale, in questo caso di un social “difficile” come è Twitter.
Mi sto chiedendo se, assieme agli eventi calcistici, non si potessero divulgare altre attività.
Ciò che dovrebbe interessarci è la diffusione in Italia degli strumenti digitali.
Se un tweet si può usare per il calcio, questa esperienza si potrebbe agevolmente estendere anche alle attività sociali e alla Pubblica Amministrazione.
Naturalmente ci vuole fantasia e nessun assolutismo digitale.