C’é chi ritiene che l’Information technology sia un avversario da battere.
Spesso scambiano l’Information technology con la crisi economica.
Molti ritengono che l’Information technology spersonalizzi le relazioni umane, comprese quelle che si sviluppano tra un cliente e il produttore.
Sicuramente la digitalizzazione del mondo del credito impatta sui livelli occupazionali, sicuramente un dipendente della Nokia ha nutrito risentimento verso il mondo Internet oriented.
D’altro canto verso, c’é chi ritiene che l’Information technology, che il digitale (gadget compresi) siano una religione da affermare senza se e senza ma.
Conseguentemente questa categoria di apostoli divide, in modo elitario, il mondo in due categorie, gli unti dal digitale e gli analfabeti digitali.
Spesso costoro si nutrono in modo acritico del mito della Silicon Valley.
C’é poi chi confonde la cultura digitale con la diffusione -o la carenza- delle infrastrutture abilitanti.
La realtà, come sempre, é molto più complessa.
Cerchiamo di affermare tra gli italiani (tutti) pratiche che dimostrino che il digitale é una opportunità.
È un’opportunità per gli artigiani, é un’opportunità per una massaia, é un’opportunità per uno studente. Ogni ambito della società può ricavare dalla diffusione dell’I.T. straordinarie opportunità. Ma, questa affermazione deve trasformarsi da affermazione ideologica a pratica concreta di ogni giorno.
La digitalizzazione della società italiana sarà quindi una difficoltosa -e continua- attività di apprendimento delle opportunità e di consapevolezza umana.
Essa é assieme etica e tecnologia della conoscenza.
Non é un caso se inserisco in questo post le slide di un incontro che ho avuto recentemente con gli artigiani di Confartigianato. Ciò per dimostrare come sia possibile un approccio concreto e flessibile all’I.T..
Quello degli artigiani é un mondo di straordinari innovatori. Lo é da sempre.
Spesso gli artigiani usano inconsapevolmente tecnologie digitali per innovare prodotti “vecchi”.
Anche per questo motivo é complicato diffondere la cultura -che non é un credo- del digitale.
Spesso si tratta di attività banali di ottimizzazione dell’esistente e di concretezza nelle attività di ogni giorno.
Proprio perché ogni giorno giro l’Italia e mi confronto con centinaia di persone che hanno un approccio diverso verso il digitale e poiché ritengo che la diffusione del digitale possa rappresentare una opportunità di sviluppo per il nostro Paese, consiglio un approccio inclusivo, pragmatico, umanistico ed umano.
Uso il termine gioco perché l’inclusione e la fiducia si basano su pratiche di condivisione. La gamification (che spesso non c’entra nulla con il digitale) é una metodologia inclusiva e partecipativa.
Probabilmente, ma con molta più umiltà, l’evangelist digitale dovrebbe presentarsi senza spocchia e, parafrasando un celebre personaggio di Quentin Tarantino, dovrebbe affermare “Sono il signor Wolf e ti aiuto a risolvere problemi”.
UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE PER LE IMMAGINI DELLE SLIDE A MOEBIUS
GRAZIE A GUY KAWASAKI LE CUI IDEE SONO SEMPRE PER ME FONTE DI ISPIRAZIONE (LUI SI È UN EVANGELIST)
NATURALMENTE LA QUALITÀ GRAFICA È GARANTITA DA CANVA