Persone, merci, idee si spostano nel mondo globale con una velocità non concepibile in nessun altro momento della storia dell’umanità.
Lo sviluppo e la ricchezza si basano, in grande parte, sulla velocità della comunicazione e la disponibilità continua di vettori.
Eppure questa nostra grande forza può trasformarsi in una grande debolezza. E’ eruttato il vulcano Eyjafajallajokull. Milioni di tonnellate di ceneri e gas sono state immesse nell’atmosfera, il traffico aereo si è paralizzato.
L’Europa è stramazzata al suolo: i traffici di merci, i viaggi delle persone sono stati bloccati procurando immensi danni economici e disagi rilevanti.
Si è calcolato un danno pari a 200 milioni di dollari al giorno.
L’imprevedibilità dell’evento (?) e la sua forza hanno paralizzato i centri nevralgici -i trasporti- del mondo moderno.
Ciò su cui vorrei attirare la vostra attenzione con questo post è la nostra fragilità, la nostra rigidità, l’assenza di alternative efficaci nel mondo del trasporto.
Restano naturalmente, assieme ai drammi, gli episodi curiosi: “E dieci milanesi tornano in taxi dal circolo polare artico. Il tassametro: 14mila euro”.