Non voglio parlare, per una volta, di ambiente e lavoro, di magistratura.
Riflettiamo sull’assenza endemica in Italia di una “politica industriale”.
Chi non ha “politica industriale” vive in modo drammatico il conflitto tra occupazione e ambiente. Certo, dove non c’é politica industriale.
Nei luoghi dove “politica industriale” è ancora sinonimo di hard, di auto, di chimica primaria, di quantità prodotta o occupata.
In questi luoghi i fondi messi a disposizione dalla U.E. per “Future Internet” o Smart Cities vengono usati (se usati) spesso in modo assistenziale.
Pensare ad un nuovo modello di tablet è politica industriale. Assemblare tablet è politica industriale.
Insegnare a milioni di operatori del turismo l’uso del web è politica industriale. Sviluppare “apps” è politica industriale.
Incentivare i turisti ad usare FoodSpotting per giudicare i nostri ristoranti è politica industriale.
Così si creano occupazione e sviluppo. Sì, si creano occupazione e sviluppo.
Non voglio esemplificare, né banalizzare il dramma che stanno vivendo migliaia di operai, e gli abitanti di una importante città italiana.
Ma, chi non ha strategia è ogni volta nel dramma.
Pensiamoci bene.