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In un Paese normale…considerazioni sul nostro digital divide

Il Sole 24 Ore, ieri da la notizia dello studio di McKinsey (v. più sotto) sull’impatto positivo di Internet sulla crescita del PIL e dell’occupazione in Francia.

Contemporaneamente Nova 24 Ore sulla base dei dati Eurostat traccia una sorta di mappa del digital divide in Europa.

Il “combinato disposto” di questi dati, in un Paese normale, detterebbe le priorità per gli investimenti pubblici e ovviamente per quelli privati.

Secondo McKinsey le PMI che usano la rete hanno una crescita e un tasso di export doppi rispetto alle altre imprese.

L’uso di Internet in Francia ha generato in Francia più di un milione di nuovi posti di lavoro.

In un Paese normale il pubblico investirebbe immediatamente per aumentare l’infrastrutturazione in fibra ottica e wifi. Porrebbe come prioritaria l’infrastrutturazione delle aree dei distretti produttivi. In questo modo attiverebbe il mercato della produzione dei “contenuti di rete” e darebbe alla PMI italiane un asset in più per vincere le sfide della competizione.

In un Paese normale “il pubblico” affitterebbe agli operatori privati (non solo TLC) l’uso della fibra.

In un Paese normale un piano di “alfabetizzazione digitale” coinvolgerebbe grandi strati della popolazione e del mondo dell’impresa. Sì, prioritariamente il mondo dell’impresa, soprattutto quella di piccole e medie dimensioni, ha bisogno di “cultura web”.

In questo modo si risolverebbe il pretestuoso dilemma “prima l’uovo o prima la gallina?” che attanaglia il nostro Paese. Prima la fibra, o la cultura digitale?

In un Paese normale….

Invece (dati Eurostat) la penetrazione della banda larga in Italia è al 39% (Francia 57%, Germania 65%, Spagna 51%, Gran Bretagna 69%).

Secondo i dati Eurostat l’Italia è un Paese in preda al digital divide.

Il 27 settembre 1825 la prima locomotiva a vapore trascinava un treno commerciale sulla tratta tra Stockton on Tees e Darlington. Da allora la diffusione e l’uso della ferrovia condizionò lo sviluppo delle economie e dei Paesi. Ricordate cosa significò la linea ferroviaria che traversò gli Stati Uniti d’America, da allora davvero più “uniti”.

La rete a banda larga e la diffusione del WEB hanno la stessa portata di quella rivoluzione.

Stiamo perdendo, ancora una volta il treno della storia.

In un Paese normale….

4 risposte su “In un Paese normale…considerazioni sul nostro digital divide”

Finchè il cosidetto “ultimo miglio” sarà monopolizzato da Telecom Italia non ci potrà mai essere un vera diffusione delle connessioni ADSL veloci.
Gran parte del territorio viene coperto da Telecom con un piano denominato ADD (anti digital divide) che permette di avere una adsl ma limitata a 0,6 Mb, menu di un Mb ma guarda caso il costo è lo stesso delle connessioni a 7 Mb.
Se poi consideriamo che in Italia operano per la maggior parte piccole e piccolissime aziende, spesso non ubicate in grandi città raggiunte dalla fibra ottica o in distretti produttivi, ma in territori periferici dove se sono fortunate rientrano nel suddetto piano ADD, questo ci fà capire che non basta l’alfabetizzazione o il rafforzamento delle dorsali per una capillare diffusione dell’uso di strumenti web.
Perchè nel settore dell’energia elettrica che ha simile modello di distribuzione diffusa come la diffuzione delle connessioni, da tempo esiste un consorzio per la gestione della rete di distribuzione e l’ex monopolista (Enel) è diventato un soggetto pari a di altre aziende che vendono energia?
A chi conviene che Telecom continui ad essere monopolista della rete telefonica e di conseguenza dell’ultimo miglio?
Di certo non alle aziende italiane, ne ai cittadini e nemmeno al paese Italia.

Finchè il cosidetto “ultimo miglio” sarà monopolizzato da Telecom Italia non ci potrà mai essere un vera diffusione delle connessioni ADSL veloci.
Gran parte del territorio viene coperto da Telecom con un piano denominato ADD (anti digital divide) che permette di avere una adsl ma limitata a 0,6 Mb, menu di un Mb ma guarda caso il costo è lo stesso delle connessioni a 7 Mb.
Se poi consideriamo che in Italia operano per la maggior parte piccole e piccolissime aziende, spesso non ubicate in grandi città raggiunte dalla fibra ottica o in distretti produttivi, ma in territori periferici dove se sono fortunate rientrano nel suddetto piano ADD, questo ci fà capire che non basta l’alfabetizzazione o il rafforzamento delle dorsali per una capillare diffusione dell’uso di strumenti web.
Perchè nel settore dell’energia elettrica che ha simile modello di distribuzione diffusa come la diffuzione delle connessioni, da tempo esiste un consorzio per la gestione della rete di distribuzione e l’ex monopolista (Enel) è diventato un soggetto pari a di altre aziende che vendono energia?
A chi conviene che Telecom continui ad essere monopolista della rete telefonica e di conseguenza dell’ultimo miglio?
Di certo non alle aziende italiane, ne ai cittadini e nemmeno al paese Italia.

Eh si , Telecom frena il + che può ed il governo ci marcia ( come sempre ) . Un sbocco c’è . Unire le piccole e medie imprese assieme così da divenire + forti nelle richieste ed ottenere sempre dei risultati .
Quanto mi piacerebbe avere un VEGA nel distretto di Bassano del Grappa , dove vivo . Dentro raggruppate tute le PMI con servizi ipertecnologici , wi-Fi , fribra ottica , banda extralarge ecc..
Il Veneto produttivo suddiviso in distretti con aree produttive concentrate per un migliore sfruttamento del territorio , delle infrastrutture ecc…
E poi il SUPERVEGA di regione , in Venezia , che coordina tutti i vari centri tecnologici Vega sparsi nel Veneto , Italia , Europa , Internazionali……
Ahh , sto sognando ad occhi aperti.
Buona domenica a tutti.

Eh si , Telecom frena il + che può ed il governo ci marcia ( come sempre ) . Un sbocco c’è . Unire le piccole e medie imprese assieme così da divenire + forti nelle richieste ed ottenere sempre dei risultati .
Quanto mi piacerebbe avere un VEGA nel distretto di Bassano del Grappa , dove vivo . Dentro raggruppate tute le PMI con servizi ipertecnologici , wi-Fi , fribra ottica , banda extralarge ecc..
Il Veneto produttivo suddiviso in distretti con aree produttive concentrate per un migliore sfruttamento del territorio , delle infrastrutture ecc…
E poi il SUPERVEGA di regione , in Venezia , che coordina tutti i vari centri tecnologici Vega sparsi nel Veneto , Italia , Europa , Internazionali……
Ahh , sto sognando ad occhi aperti.
Buona domenica a tutti.

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