Se posso fare qualche osservazione alla mattinata di ieri del dibattito agli Stati Generali dell’Innovazione a Roma è quella di aver rilevato un grande entusiasmo verso la necessità di cambiare il Paese, assieme ad un eccesso di istituzionalizzazione.
Invitare i soliti burosauri ministeriali che dicono ovvietà sui loro fallimenti è ormai di cattivo gusto. E’ un costume da “seconda repubblica” direi. Abbandoniamolo.
Veniamo “al positivo”. Abbiamo discusso e allontanato l’idea che l’innovazione sia identificabile “sic et simpliciter” con Internet.
Internet è uno straordinario volano, veicolo, di innovazione economica e sociale. Una delle più grande “invenzioni” che segneranno il destino dell’umanità.
Si è poi evidenziato che l’innovazione non va rivolta solo alla Pubblica Amministrazione (che pure ne ha un bisogno disperato). L’intero mondo produttivo e sociale ne hanno un disperato bisogno.
Insisto molto su questo concetto. lE’ stato il fulcro del mio intervento.
L’innovazione (soprattutto se prevede un massiccio investimento/pervasività di Internet) per avere effetto deve cambiare profondamente, non può essere “buona”.
Più Internet, più banda larga, ottimo!!! Più mele, più pere, ottimo!!! ma devi sapere che rischi il mal di pancia.
L’innovazione non tiene tutto e tutti, altrimenti si scambia la tecnologia con l’innovazione.
Questo approccio vale molto nell’impresa italiana piccola e media, che o si riorganizza, o non riesce a competere. Vale molto di più nella PA che ha bisogno di recuperare produttività (non solo efficienza).
Comunque, positivo. Persone che discutono (anche con qualche ingenuità, perdonatemi) del futuro è un fatto di assoluta positività, Soprattutto in questi tempi bui.
Poi leggo l’articolo sul Sole 24 ore “L’idea sbarca sul mercato” (23 novembre 2011). Il sottotitolo è “Il progetto ItaliaCamp mette in contatto le aziende con le proposte hi-tech dei giovani.
Poi leggi e ti chiedi: dove sta l’hi-tech??, Dove sta l’innovazione??
Per carità, un giornale non da sempre l’idea esatta. Ma l’impressione non è delle migliori.
Visto il parterre dei tutor industriali del progetto, mi pare questa la dimostrazione palese che in Italia dobbiamo chiarire bene il concetto di innovazione, soprattutto se questa deve consentire la nascita di nuove imprese.
3 risposte su “Innovazione…chiarire bene. Il caso di ItaliaCamp”
Purtroppo quando si parla di innovazione si pensa solo alla tecnologia fine a sè stessa (che pure è necessaria), ma non si parla tanto dei servizi e delle opportunità che devono nascere e crescere con il supporto della tecnologia.
Nella Pubblica Amministrazione, poi, parlare di innovazione è come parlare al muro: molti recepiscono solo l’innovazione imposta da una circolare o da una legge e la applicano solo perché è qualcosa di obbligatorio da fare, una pratica da sistemare, con il risultato che le soluzioni realizzate non servono quasi a nulla, se non a creare ulteriore burocrazia…
L’innovazione per la Pubblica Amministrazione è ben lontana dal concetto concreto “innovare”…per loro già avere un pc con Windows 7 dopo che hanno usato Xp per anni è innovazione quando invece è una ormai naturale evoluzione per poter utilizzare programmi aggiornati. (vedere Internet Explorer)
Condivido pienamente, non confondiamo tecnologia con innovazione, e creiamo dei progetti seri per la P.A. .
Purtroppo manca nella Pubblica Amministrazione una regia progettuale e quindi le poche risorse spesso sono buttate in interventi inutili….