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Internet of Things, Politecnico e discutibili approcci

Ho avuto modo di partecipare alla presentazione del Rapporto “Internet of Things: Smart Present or Smart Future?”.

Il rapporto è stato redatto dal Politecnico di Milano (Osservatori.net).

Devo dire, con molta franchezza, di esserne rimasto profondamente deluso.

D’altronde durante la presentazione del Rapporto ho twittato commentando in modo non propriamente lusinghiero.

Problemi di metodo.

I ricercatori hanno diviso, spero “solo” per organizzare le tavole rotonde (ridondanti e inutili), la ricerca in tre filoni: “IoT per la Smart City”, “Smart Home e Building”, “Smart Energy e Gas Metering”.

La città intelligente (Smart City) è un insieme organico di dialoghi (“data”), un flusso di conoscenze generato grazie al WEB da attività delle imprese, dalle P.A., dalle persone, da IoT.

Considerare la Smart city una cosa diversa da IoT/building, o IoT/Metering rappresenta un grave errore metodologico. Così si rappresenta “SOLO” il punto di vista dei vendors.

IoT non è la Città intelligente.

Problemi di merito.

Si afferma nel rapporto che “Lo Smart Metering elettrico è già una realtà in Italia da diversi anni e pone il nostro Paese all’avanguardia in Europa e nel mondo su questo tema.”

Ciò è vero se analizziamo solo in punto di vista dei vendors. L’Italia probabilmente è all’avanguardia nella diffusione puntuale di tecnologie “Smart metering” (v.ad es.ENEL), ma la ricchezza (quella che rende smart una città) non è generata dalla diffusione dell’hardware, bensì dalla capacità di condividere e utilizzare i “data” da parte di una comunità urbana.

Sotto questo profilo, anche culturalmente, l’Italia è all’anno zero. Questo aspetto non è minimamente affrontato dal Rapporto.

In sintesi: dietro lo schermo della tutela della privacy i “data” sono “SOLO” appannaggio dei vendors.

Ancora sui problemi di merito.

Il Rapporto, a detta degli stessi estensori, è stato redatto prevalentemente sugli “oggetti” connessi attraverso la rete di cellulari.

Non sfuggirà che questo approccio limita di molto -soprattutto in prospettiva- l’indagine e accentua il punto di vista delle TELCO.

L’affermarsi di IoT e di Città intelligenti in Italia presuppone lo sviluppo di reti di fibra ottica, di una copertura pervasiva di wifi e di wimax, o di reti satellitari.

Su questo versante il nostro Paese paga i pesanti ritardi dovute alle note scelte politiche ed economiche. Ma, soprattutto, il nostro Paese paga il fatto di aver affidato lo sviluppo di Internet esclusivamente alle TELCO.

Ulteriori approfondimenti sulla “Città Intelligente”.

 

1 risposta su “Internet of Things, Politecnico e discutibili approcci”

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