“…infine l’e-government: per risalire la china non basta mettere la burocrazia tradizionale su Internet come si è fatto finora: bisogna intervenire con una profonda semplificazione delle procedure e dei poteri”. Così scrive oggi Edoardo Segantini nell’articolo “Burocrazia: così lo Stato può andare in rete” pubblicato sul Corriere dell’Economia.
Assolutamente d’accordo. Concetti analoghi li esprimo da tempo.
L’avvento del web non contempla la digitalizzazione dell’esistente.
E allora, cosa c’entra con la digitalizzazione del nostro Paese (non solo la PA) la carta d’identità elettronica, i libri di testo in formato PDF, la PEC, una visione centralistica dell’affermazione di politiche smart nelle aree urbane? Nulla.
Diciamolo chiaramente il Decreto Agenda Digitale concepito come autoriforma della Pubblica Amministrazione non decollerà mai.
I Decreti attuativi che bloccano il tutto sono solo la manifestazione di un errore di fondo. Affidare alla burocrazia italiana (sia essa ministeriale, della giustizia, della scuola ecc.) le sorti della digitalizzazione della PA, vuol dire impedirne la realizzazione.
Quel Decreto in larga parte è “digitalizzazione dell’esistente”. Io non voglio la PEC, io voglio che venga eliminata l’inutile burocrazia.
Internet ci aiuta, Internet non è la soluzione all’eccesso di burocrazia.
2 risposte su “Ma, ha ancora senso “morire” per l’Agenda Digitale??”
sintetico e diretto, logica ineccepibile. grande 🙂
Grazie