Obama visita la Chrysler a Detroit, ringrazia Marchionne.
Il sindacato americano, con grande lungimiranza, contratta le proposte fatte dalla FIAT, conquista qualche migliaio di posti di lavoro. Obama smentisce “i signori di Washington” che avevano predetto la crisi irreversibile dell’auto negli USA e incassa il consenso degli operai di Detroit e del Sindacato. (provate a guardare il video che ho inserito)
Questa è l’essenza del riformismo e del realismo.
In Italia la FIOM annuncia azioni legali contro la FIAT e demanda all’azione giudiziaria la difesa di un simulacro: il contratto nazionale di lavoro.
Marchionne fa il suo lavoro, non si può essere schiacciati su Marchionne.
Marchionne ha ragione: nel mondo dell’economia globale, le regole, il mercato, non sono regolate più su scala nazionale (nemmeno le condizioni di lavoro). Le sacrosante condizioni di tutela dei lavoratori non possono essere demandate ad un ipotetico contratto nazionale.
Il mondo riformista (difficilmente la FIOM legata irrimediabilmente al passato) deve accettare questa sfida, confrontarsi, anche culturalmente, con le regole dell’”epoca nuova”.
Obama, anche in questo caso ha segnato una strada, sicuramente vale la pena, anche in Italia, di percorrerla.
Una domanda doverosa, oggi è più conveniente produrre un’automobile negli Stati Uniti o in Italia (a Pomigliano magari)?
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