Categorie
Senza categoria

Occupazione, ICT, le conseguenze dell’arretratezza italiana

In tempo di crisi, l’ICT viene considerato dalle imprese un costo da tagliare.

La conseguenza di questa miopia, di questa assenza di vision, ha conseguenze pesanti sugli stipendi e sulla qualificazione dei lavoratori del settore e non solo.  (v. ad es. ICT e crisi)

L’investimento in ICT (termine che indica l’insieme dei settori telecomunicazioni e informatica) è una condizione determinante per innovare un sistema sociale ed economico.

La Pubblica Amministrazione di fronte ai tagli imposti dal Governo non investe più in ICT. E’ una sciagura per la Pubblica Amministrazione e per i cittadini.

Quando si chiedono sgravi fiscali sugli investimenti e sull’occupazione andrebbero fatte alcune distinzioni.

L’investimento in ICT andrebbe maggiormente defiscalizzato, la formazione nel mondo ICT andrebbe incentivata e sostenuta, il sistema dei Parchi Scientifici e Tecnologici andrebbe sostenuto favorendo la qualità degli interventi , della ricerca e delle aziende insediate (non l’essere a sud o a nord dell’Italia come avviene adesso).

Gli investimenti ICT effettuati nel mondo della P.A. non dovrebbero essere conteggiati ai fini del “patto di stabilità”.

Meglio, gli investimenti per l’estensione dell’infrastrutturazione ICT, della dematerializzazione, dello sviluppo dei servizi web oriented andrebbero favoriti rispetto al mantenimento dello “status quo informatico” praticato da molte amministrazioni.

Piccoli suggerimenti che mi permetto di avanzare nel momento in cui, dopo gli interventi economici per la sopravvivenza monetaria del Paese, bisognerà pensare alla qualità dello sviluppo e al futuro.

2 risposte su “Occupazione, ICT, le conseguenze dell’arretratezza italiana”

Lascia un commento