Quelli che seguono sono alcuni appunti che derivano dalla mia riflessione sul possibile utilizzo di open data da sensori (I.O.T).
“Come? non sei interessato allo stipendio del Sindaco, alle consulenze, agli sprechi, al bilancio globale del Comune di Gallarate?”
Francamente, “non me ne pò fregà de meno”. Anzi, ritengo dannoso perdere tempo e fare perdere tempo ai cittadini su cose inessenziali.
Il F.O.I.A. non sostituisce i meccanismi Istituzionali e politici anche se in crisi in Italia da almeno un ventennio.
Ciò che mi interessa é la possibilità di mettere a disposizione di platee di sviluppatori e di hacker civici l’infinita messe di dati che le public utilities hanno (e avranno) a disposizione e che tengono rigorosamente solo per loro, spesso inutilizzati.
L’avvento e la diffusione di I.O.T. (Internet of Things) aumenterà ancora di più la quantità di informazioni e di sapere che ogni cittadino o impresa potrà avere potenzialmente a disposizione.
Grazie ai Decreti Madia anche il mondo delle public utilities avrà gli stessi oneri e le stesse opportunità di tutta la Pubblica Amministrazione.
Per comodità chiamerò l’immaginaria public utilities alla quale mi riferirirò METALGAS (ovviamente é un nome di fantasia).
1) la scelta di lavorare sullo sviluppo della sensoristica (I.O.T.) é strategicamente necessaria per tutte le public utilities. Internet of Things é il futuro.
L’investimento nella diffusione di I.O.T. é per una multiutilities una parte rilevante della sua strategia perché può consentire ad esempio lo sviluppo della “manutenzione predittiva” migliorando ad un tempo la qualità del servizio e i risparmi gestionali.
Ciò che deve emergere però è una visione QUALITATIVA dell’utilizzo di I.O.T.. La quantità di sensori distribuiti vale molto poco come criterio di valutazione. Ciò che ci deve interessare é la qualità e l’utilizzo dei dati generati dai sensori.
L’assieme di questi dati va poi fornita all’azionista Comune in formato aperto. I contratti di servizio, dopo l’aprrovazione del Madia, andranno rivisti.
Il portale di METALGAS, dovrebbe essere popolato di dati che provengono da I.O.T. in formato open a disposizione delle comunità di sviluppatori.
Questi dati dovrebbero servire (resi visibili ai cittadini anche dall’Ente pubblico) per realizzare una grande operazione trasparenza sulle bollette e sui costi per i cittadini, su mille altri aspetti della vita cittadina.
Si affermerebbe così una diversa idea della bollettazione rivolta ai cittadini e alle imprese.
Il cittadino pagherà realmente il servizio per ciò che utilizza. I costi aziendali andranno internalizzati. I dati forniti da I.O.T. potranno sostenere questa visione improntata ad una civiltà diversa nell’uso dei servizi pubblici.
I dati che provengono da I.O.T. servono a fornire aggregati sistemici in grado di visualizzare e rendere trasparenti le relazioni tra i cittadini e il fornitore di servizi di pubblica utilità.
Il Comune (la Regione, lo Stato), che potrebbe essere egualmente un erogatore di dati arricchiti (ad es. georeferenziazione dei dati della METALGAS), dovrebbe anche trasformarsi nel garante verso i cittadini di questa operazione trasparenza.
Ragionamenti analoghi valgono per i dati sulla qualità dell’aria.
In dati messi a disposizione da METALGAS in sé valgono relativamente poco. Questi dati rappresentano la situazione della qualità dell’aria basata su alcuni sensori (quelli di METALGAS).
Tuttavia, i dati METALGAS miscelati con quelli che il Comune dovrebbe fornire (per legge) attestanti la qualità dell’aria a seguito degli effetti del traffico, offrono al cittadino e alle altre Istituzioni una situazione più precisa.
La finalità della pubblicazione dei dati non é indirizzata ad “una presa d’atto” da parte dei cittadini. Essa deve costituire una sorta di call to action a comportamenti civici diversi, maggiormente responsabili.
La sostenibilità ambientale non è solo “un affare” di METALGAS, é il frutto di un assieme di atteggiamenti responsabili.
In sintesi, i dati generati da IOT non sono di proprietà di METALGAS. I dati vanno resi trasparenti ed esternalizzati.
I dati servono a generare e a rafforzare comportamenti civici consapevoli.
2) Il famoso Smart City index che colloca sempre Bologna al primo posto tra le città più smart d’Italia e Caltanisetta (o Ragusa) all’ultimo, é scarsamente indicativo perché si basa su indicatori di smartness puramente quantitativi.
Per esemplificare: più tecnologia=più smart city.
Lo sviluppo delle tecnologie digitali, anche negli ambienti urbani, sarà sempre di più legato, alla capacità dei cittadini di utilizzare queste tecnologie.
Per capacità non intendo semplicemente quella abilitante, intendo soprattutto la possibilità di individuare le utilità nella vita di ogni giorno.
Più i cittadini troveranno utili le tecnologie più le useranno.
Oggi siamo in presenza di una esplosione del “superfluo digitale”. Impazzano le Vanna Marchi digitali (con tre euro mettiamo in sicurezza un treno, un’automobile ecc.)
I cittadini tuttavia hanno buon senso: lo smart watch non ha successo, perché é percepito, a ragione, come “superfluo digitale”.
Una città si deve dire smart quanto più si sviluppa e prende piede la smartcityzenship, ovvero la capacità consapevole dei cittadini di utilizzare le tecnologie digitali.
In questo senso la diffusione dei dati da I.O.T. in formato open e la possibilità di utilizzarli in odo utile è un obiettivo dell’affermazione della “smartcityzenship”.
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1 risposta su “Open Data e Internet of Things: la sfida per il futuro urbano”
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