Consigli e istruzioni per l’uso.
I Sindaci necessitano di una “strategia digitale”. Meglio devono darsi una “strategia digitale”.
Hanno chiacchierato (e investito) per qualche anno di smart cities, città intelligenti, smart grid cc.ecc..
Hanno progettato “musei intelligenti”, “automobili intelligenti”, “frigoriferi intelligenti”, “lampioni con il wifi”.
Alcuni di loro hanno vinto “bandi smart” producendo prototipi difficilmente industrializzabili.
Mentre pensavano di progettare il futuro, i Sindaci restavano intrappolati nella gestione del presente fatta di vincoli economici, del patto di stabilità, soprattutto di una macchina burocratica sempre più potente nella sua inamovibilità, depositaria del sapere legislativo. D’altronde l’Italia si definisce la Patria del diritto.
Nei Comuni di piccole dimensioni questo fenomeno si è ancora di più accentuato.
La figura qui sotto racconta, oltre le parole, la dimensione del tempo e dell’impegno di un Amministratore italiano.
Nel frattempo irrompe nella vita delle P.A., una legislazione che, se ben interpretata, potrebbe aiutare i Sindaci a cambiare:
- le modalità di dialogo con i cittadini;
- l’architettura informatica dell’Ente;
- la struttura organizzativa dell’Ente;
- la cultura gestionale dell’Ente.
Mi riferisco al DPCM 13/11/2014 che, finalmente, detta le regole tecniche per formare, trasmettere, conservare i documenti –gli atti- informatici delle P.A..
Naturalmente il combinato disposto dei diversi provvedimenti fa si che “Le P.A. formano gli originali dei propri documenti con mezzi informatici”.
Insomma, basta con la carta nelle P.A..
Tutto bene dunque???
Si, se non ci limitiamo a digitalizzare l’esistente. Questa volta, l’esistente non è digitalizzabile.
La stragrande maggioranza delle Amministrazioni ha ad esempio risposto in modo assolutamente burocratico alla redazione del “Piano di informatizzazione” prescritto dalla Legge. Un fac simile è girato tra molte Amministrazioni. I risultati sono di fronte agli occhi di tutti. Ma, “siamo apposto con la legge”.
INTRODURRE DISCONTINUITÀ NELL’ENTE
Abbiamo sempre pensato alla Pubblica Amministrazione come ad un assieme di servizi forniti universalmente ai cittadini.
Fino ad ora, anche nella sua espressione informatica, il Comune ha interpretato le norme come un obbligo.
Fino ad ora il sito istituzionale è stato concepito come un obbligo al quale rispondere.
Il sito istituzionale è invece un veicolo per fornire servizi migliori ai cittadini, dati in formato open.
Soprattutto, l’adeguarsi al DPCM è l’occasione, LA NECESSITÀ, di cambiare la struttura organizzativa.
Facciamo un esempio.
Attualmente un cittadino trova (si fa per dire) un modulo sul sito del Comune (ad es. la domanda di iscrizione alla scuola).
Scarica il modulo, lo stampa, lo compila, lo porta in Comune.
Il Comune lo protocolla, da una ricevuta al cittadino, un giorno –forse- risponde. E così via, tutto analogico, pur essendo quel procedimento iniziato da una attività digitale del cittadino.
Il DPCM 13/11/2014 fa si che questo modo di agire (proprio del 99% delle Pubbliche Amministrazioni italiane) sarà, tra pochi mesi, “fuori della legge”.
Affrontare correttamente questa impostazione necessita di un cambiamento di fondo della struttura dell’Ente.
Insomma il cambiamento non è affrontabile esclusivamente attraverso le “virtù” dell’informatica comprando qualche software.
Oggi i Comuni necessitano di professionalità che consentano assieme di avere vision (strategia), di cambiare le strutture organizzative, di formare i dipendenti, di ridisegnare le logiche dei software.
Insomma, bisogna dotarsi di una strategia digitale, non basta essere sui social network.
La vera smart cities a misura di cittadino, quella della quale vagheggiamo in ogni convegno, si costruisce a partire da un nuovo rapporto con il mondo digitale.
Una relazione fatta assieme dallo stupore del neofita di fronte alle meraviglie, ma soprattutto in grado di coglierne tutte le implicazioni per vivere e lavorare in modo migliore.