Qualche anno fa William Mitchell prevedeva che sempre di più le nostre città si sarebbero trasformate in “ecosistemi artificiali composti da organismi digitali interdipendenti ed interconnessi”.
Se ci riflettiamo bene, ciò sta proprio avvenendo.
Ogni persona, ogni Istituzione, ogni oggetto può mettersi in connessione e scambiare informazione con altri soggetti.
Se ci pensate bene nella storia delle città, gli edifici sono stati concepiti -da un punto di vista fisico- come entità a sé stanti, inserite in un tessuto urbano figlio di una somma meccanica di entità.
Il dialogo non era concepibile fra entità che non fossero umane.
L’irrompere della tecnologia che definiamo Internet of Things consente agli oggetti di poter comunicare tra di loro e con gli essere umani. Gli stessi esseri umani grazie alle piattaforme di socialnetworking hanno a disposizione strumenti di relazione inediti.
L’assieme di questi fattori può far sì che anche un edificio possa essere concepito e realizzato come un organismo vivente.
Oggi un edificio può essere concepito come un organismo nel quale le persone e le cose si relazionano tra di loro e con una città composta da tanti altri organismo viventi.
La profezia di William Mitchell si sta avverando.
Quello che ho delineato é un sogno impossibile, lontano nel tempo? Assolutamente no. La tecnologia è già tutta a disposizione.
Semmai manca una cultura adeguata e la voglia di guardare oltre.
Ovviamente si potrà già intervenire sugli edifici esistenti attrezzandoli di sensoristica adeguata. L’accorgimento sarà che l’architettura dei diversi sensori andrà concepita per dare vita ad un ecosistema complesso e interfacciata con gli abitanti dell’edificio attraverso Internet.
Pensate quindi ad una nuova forma di progettazione degli edifici e a una nuova generazione di attività di manutenzione urbana.
Vorrei aggiungere un’ulteriore considerazione.
La sostanza dei dialoghi si rappresenta attraverso i dati.
Torna di nuovo un tema fondamentale. I dati sono il futuro, la sostanza e la ricchezza di un’area urbana.
Proviamo a leggere il tema degli open data secondo seguendo questa impostazione culturale.
per approfondire l’esperienza di Pandora