Era da un pò di tempo che volevo scrivere per smentire i soliti luoghi comuni sui millennials, i nativi digitali, gli anziani, i presunti analfabeti digitali.
Lo storytelling, per troppo tempo, ha provocato danni gravi raccontandoci le imprese dei giovani startupper, i “mostruosi tredicenni” alle prese con le stampanti 3D, la mitologia della Silicon Valley, e via raccontando.
Risultato: illusioni, delusioni, rabbia.
Qualche giorno fa mi é stato chiesto di intervenire ad un seminario. Titolo indicativo e stimolante: “Riconvertire e riqualificare i lavoratori senior. Si può fare“.
La dura realtà – non influenzabile dallo storytelling – ci restituisce un Paese in cui, causa crisi, invecchiamento della popolazione, “riforma” Fornero, processi di digitalizzazione, una quota rilevante di inoccupati si trova nella fascia di età over 50.
Mi é stato chiesto di esporre le mie idee sugli over 50 “alle prese con il digitale”, smentendo l’idea secondo la quale questa fascia di età é vittima di analfabetismo digitale, di indisponibilità ad affrontare “i mondi nuovi” quindi, destinata alla marginalità lavorativa e sociale.
Di converso, i millennials, secondo la vulgata comune, sarebbero più facilitati, in caso di sviluppo del digitale nel Paese a trovare offerte lavorative.
In realtà tutto il mondo del lavoro e delle professioni sta cambiando a velocità siderale.
Mi permetto di segnalare alcune “novità” delle quali tutti noi, e non solo gli addetti ai lavori, dovremo tenere conto nel prossimo futuro.
1) se c’é una cosa che contraddistingue il “digitale” (termine che indica tante cose), é la sua pervasività. Il “digitale” attraversa ogni aspetto e ogni ambito della nostra vita.
Le persone, indipendentemente dalla loro età, incrociano piattaforme o ecosistemi digitali in ogni ambito in cui operano.
L’esplosione di Internet of Things amplierà sempre di più questo fenomeno.
L’abilità all’utilizzo del digitale esce quindi dall’ambito lavorativo o dall’ambito scolastico.
Semmai, nella scuola o nel posto di lavoro andrà dato un metodo alle conoscenze digitali che si acquisiscono ovunque attribuendogli un valore.
Tutto ciò trascende dall’età. Interessa tutti noi. La vita, il lavoro, lo studio, sono un tutt’uno legato da piattaforme digitali.
Questa é la novità più rilevante.
2) l’insieme di mobile, piattaforme digitali social e cloud computing “decontestualizza” ogni nostra attività a partire dal lavoro (ma anche acquisto, mobilità ecc.). Il concetto di “posto di lavoro” proprio del secolo scorso potenzialmente può scomparire.
Si può lavorare ovunque, non necessariamente in un luogo fisico.
Ovviamente la produzione di una automobile continuerà ad avvenire in uno stabilimento, ma tutte le attività che implicano la produzione di idee o di servizi immateriali possono (e sempre di più potranno) avvenire in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
Su questo argomento ho scritto molto nei miei libri sulle smart cities.
A questi rimando.
Verso il lavoro “decontestualizzato” il “silver surfer” può avere maggiori disponibilità di tempo e un atteggiamento mentale più libero. Il “silver surfer” ha già visto il lavoro fordista, é pronto a sperimentare altro.
Inoltre, sotto il profilo demografico, la fascia di età over 50 nel mondo occidentale é destinata a crescere costantemente.
3) in queste settimane si è parlato molto dei robot che rubano il lavoro agli umani.
L’utilizzo del digitale rende obsolete e sostituibili molte attività. Questo fenomeno é già in atto da tempo, esploderà sempre di più nei prossimi anni.
I mestieri interessati da questo cambiamento distruttivo prescindono dall’età degli occupati. Interi mestieri ed attività verranno travolti dal digitale.
Non importa se un cassiere di banca abbia 30 o 60 anni. È il mestiere di bancario ad essere messo in discussione.
Semmai il problema sarà la programmazione anticipata dei processi di formazione e di ricollocamento. Ma, ciò prescinde dall’età.
È erroneo e arbitrario ritenere che i giovani siano più disponibili ad affrontare questi processi.
L’età della pensione si allontana. Tutti noi saremo soggetti a processi di riconversione e di ricollocazione, a fenomeni di nomadismo lavorativo, a forme di lavoro decontestualizzato.
4) il titolo di questo articolo é volutamente provocatorio. Non c’é nessuno da rottamare, né nessuno dal quale difenderci se non dai produttori di “luoghi comuni” e dagli aspiranti maestri Manzi dell’era digitale.
In realtà i fondamentali dell’era digitale (v. l’immagine più sopra) riguardano tutte le generazioni.
Ciò che va superato é lo storytelling divisivo del mondo del lavoro tra anziani e giovani, tra digitale e analogico.
Soprattutto il digitale non è una religione. Come tutte le religioni anche quella digitale genera la sua sovrastruttura di sacerdoti, di distributori del sapere, di facili entusiasmi ideologici che ci portano ad una lettura superficiale della realtà.
La realtà che dovremo affrontare nei prossimi anni sarà molto complessa e contraddittoria. Soprattutto, riguarderà tutti noi, cittadini ed esseri umani.
Se mi sento di avanzare una raccomandazione é quella di essere laici e liberi nel pensiero.
COME SEMPRE, SE VUOI APPROFONDIRE QUESTA DISCUSSIONE TI OFFRO VOLENTIERI UN CAFFÈ