Con grande soddisfazione posso dire che abbiamo vinto il bando “Tecnologie per Smart Communities”.
Il nostro progetto era titolato “La città educante”.
È nato dalla collaborazione progettuale del VEGA, della Fondazione Reggio Children, del Centro Loris Malaguzzi, del CNR, delle Università di Trento e di Modena e Reggio.
Sul piano industriale abbiamo goduto della collaborazione di Almaviva, di Vitrociset, della RAI, di un cluster di imprese di Confindustria Reggio Emilia (club digitale).
In questi tempi tristi di “digitalizzazione dell’esistente” ci siamo posti l’obiettivo di consentire ad un modello educativo di straordinario successo come quello di Reggio Emilia di diventare un modello nazionale grazie all’uso delle tecnologie I.T..
Anzi, di più, oggi vogliamo dimostrare come l’avvento del mondo I.T. offra straordinarie opportunità all’apprendimento cambiandolo radicalmente nei suoi assunti l’esistente.
Non a caso il progetto si chiama “Città Educante” e parte dall’assunto che la formazione duri sempre, per tutta la vita e non abbia bisogno di un luogo fisico prestabilito per potersi affermare.
Cito alcuni passi del nostro progetto:
“Il progetto attiva un ripensamento radicale del tradizionale ambiente di apprendimento e del ruolo degli educatori, sviluppando l’esperienza in approcci educativi nuovi ispirati al sociocostruttivismo, basati sull’uso sistematico delle nuove tecnologie informatiche, la rete ed i social network, che permettano a tutti gli attori coinvolti di implementare ulteriori metodologie educative innovative; attraverso lo sfruttamento delle potenzialità delle nuove tecnologie I.T., i modelli didattici sperimentali diventano quindi ecosistemi di insegnamento e apprendimento rinnovati, continui nel tempo e nello spazio.”
Non so in quanti progetti sulla scuola (a partire da quanto previsto da Agenda Digitale) si prevede l’uso “nuove piattaforme, servizi di applicazione ICT per la città educante…cloud computing, social network, analisi automatica del testo, video e dati 3D, big data analysis, interfacce naturali ed interattive, ausili robotici, sensoriali…”.
Soprattutto, ecosistemi di apprendimento.
Potrei continuare, raccontarvi della mia idea di “scuola degli oggetti parlanti” basata sull’uso a fini educativi di Internet of Things.
Naturalmente oltre alla soddisfazione di aver raggiunto un risultato così importante, mi interessa evidenziare che ci ripromettiamo davvero di cambiare i modelli educativi.
Non basta un IPAD e una lavagna, ciò che va cambiato sono i modelli educativi e la cultura degli educatori. Gli allievi ormai, sotto certi aspetti, sono sicuramente più avanzati dei loro insegnanti.
Qualcuno si chiederà sicuramente perché il Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia abbia lavorato con Reggio Emilia e non con Venezia.
Vedete, miei cari amici, per ideare progetti avanzati bisogna trovarsi in un ambiente evoluto ed avanzato.
Bisogna avere dei partner e degli interlocutori disponibili ad innovare.
A Reggio Emilia li ho trovati.