Recentemente ho scritto un articolo dal titolo significativamente provocatorio:
Alcuni si sono scandalizzati interpretando il mio articolo come una sorta di tradimento verso il mondo di Internet.
Il mio intendimento è invece l’opposto. Considero la “rivoluzione della conoscenza” così importante dal volermi lasciare alle spalle l’epoca eroica del web per entrare invece nell’era della maturità e della consapevolezza.
Non tutti stanno vivendo l’avvento di Internet come un fattore di progresso. Molti, in virtù dell’avvento di Internet, perderanno il posto di lavoro o vedranno messe in discussione le loro certezze. E ciò avverrà non solo nei mondi produttivi i più tradizionali, ma anche in quelli dell’I.T..
Migliaia di dipendenti di Microsoft e di Nokia nei prossimi giorni perderanno il loro posto di lavoro. Ciò perché le loro aziende non sono diventate per tempo Internet oriented. Fenomeni analoghi stanno avvenendo nel mondo del credito. Inevitabilmente la P.A. italiana dovrà, introducento nel processo e prodotto massiccie dosi di I.T., “smagrirsi”.
Molti di noi diranno “finalmente era ora, giustizia è fatta”. “Change or Die, adeguati o muori, è la dimostrazione che abbiamo ragione.”
All’incontrario, per questi lavoratori e per le loro famiglie Internet non sarà una “cosa buona”. Change or Die sarà vissuto solo come una insopportabile tirannia, oltreché tradursi nella perdita della sicurezza economica.
Anticipo le obiezioni, le più comuni, al mio ragionamento. Ripeto un concetto che dovrebbe essere arcinoto ai più: i device mobili, le piattaforme web, Internet sono “solo tecnologie”.
Le tecnologie, anche l’I.T., non sono né buone, né cattive. Sono gli esseri umani a determinarne l’impatto sull’economia e sulla società. In una economia soggetta da tempo a dinamiche recessive, l’impatto di tecnologie labour saving (e l’I.T. é “dannatamente” labour saving) può risultare socialmente drammatica.
In tutti i casi nessuna tecnologia, neanche l’I.T. genererà da sola sull’occupazione e sulla ricchezza delle persone effetti a “somma zero”.
In tutti i casi milioni di persone resteranno indietro. Sta a noi evitare che ciò avvenga. Ma, tutto questo sarà possibile solo se le politiche “industriali” e le politiche del “welfare” lasceranno per strada le antiche certezze del mondo analogico (peraltro in crisi da qualche decennio) e si cimenteranno con le incertezze del mondo digitale.
Poiché comprendo che molti di questi concetti potranno sembrare ostici ai più, ho voluto tradurli in alcune slide e supportarli con illustrazioni.
Ovviamente mi aspetto di ricevere i vostri commenti e le vostre idee. Come sempre intendo questo lavoro “in itinere”.
LEGGETE LE SLIDE ALLA FINE C’È LA SORPRESA…..
1 risposta su “SHARE TO GROW TOGETHER – Perché abbandonare lo slogan CHANGE OR DIE”
leggo sempre con molta attenzione gli argomenti delle tue discussioni: ho poco tempo perchè continuo ad operare nel mondo industriale ma sono certo che parteciperò sempre più in modo proattivo.
Nel mondo industriale è vangelo il “change or die” ma nessuna città/comunità può essere smart senza un’evoluzione culturale verso una condivisione della conoscenza: condivido fino in fondo il” share to grow together”