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Smart cities, welfare, agenda digitale

Chi segue i miei post sa che insisto molto attorno al concetto di evitare la “digitalizzazione dell’esistente”.

Ciò che voglio segnalare è una carenza culturale evidente che permea sia l’approccio alla smart cities, che quello all’agenda digitale.

Provo a spiegare meglio cosa intendo.

Il nostro Paese ha bisogno di riforme che sburocratizzino e mutino le strutture sociali ed economiche. Il web è uno strumento. L’Agenda digitale è uno strumento. I ritardi nella realizzazione dell’Agenda digitale non possono essere la foglia di fico che maschera l’incapacità del nostro Paese a combattere un’estesa burocrazia.

Nelle presentazioni del mio libro “Smart Cities-Gestire la complessità urbana nell’era di Internet”, che sto attuando in giro per l’Italia, sollecito l’estensione di forme partecipative basate sull’uso consapevole del social networking.

Non sfuggirà a nessuno che la struttura di welfare, basata sull’erogazione di risorse da parte dello Stato, non regge più. Ciò sia dal punto di vista quantitativo (non ci sono risorse), che qualitativo (il termine universale non risponde più al bisogno di soluzione personale).

L’uso del social networking va allora indirizzato a sollecitare tutte le energie sociali e le disponibilità partecipative presenti nella società. Il social networking può supportare politiche di welfare basate sulla sussidiarietà.

Questo è il tipico esempio di uso di tecnologie IT che possono supportare un cambiamento delle modalità di intendere e di erogare servizi di welfare.

Pensate solo alla possibilità per la popolazione più anziana di potersi auto aiutare/sostenere condividendo e risolvendo -attraverso l’uso di piattaforme social- il manifestarsi di forme di disagio.

Provate allora a suscitare e a gestire energie sociali usando le capacità di condivisione che ci offre il web.

Naturalmente ciò potrà funzionare a condizione che si eliminino  duplicazioni burocratiche e culture vessatorie nei confronti dei city user.

Anche in questo caso il web è “solo” uno strumento.

1 risposta su “Smart cities, welfare, agenda digitale”

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