La Repubblica ieri 20 dicembre ha pubblicato un servizio sulle Città senza auto (Il sogno delle città senz’auto, crescono i quartieri Car free).
In realtà il servizio non introduce novità sconvolgenti.
Il pregio dell’articolo è quello di richiamare la nostra attenzione sulle principali città europee che da tempo perseguono, non in modo episodico, scelte trasportistiche ed urbanistiche “smart”.
L’Italia, naturalmente è fanalino di coda.
Veniamo al merito.
La città che decidesse di perseguire una politica Car free, a monte, dovrebbe pianificare e realizzare un sistema di trasporti di massa efficiente, capillare, ecosostenibile.
Questo è ciò che accomuna le città europee che hanno adottato, da decenni, politiche Car free
Ma oggi ciò non è più sufficiente, la città smart (Car free è parte di politiche smart) si regge su reti che disincentivano la “mobilità inutile”, compresa quella tra i tradizionali luoghi di produzione e quelli di vita.
Ancora una volta, le reti a banda larga, e il wifi diffuso sono le precondizioni per ogni città smart.
In altra epoca della mia vita al posto della politica “dei tornelli” suggerivo l’incentivazione del nomadic work e dei luoghi di coworking, con il duplice scopo di incentivare un modo più intelligente di lavorare e contemporaneamente evitare spostamenti inutili negli stessi orari della giornata.
Sicuramente il Gruppo su Linkedin (Città Intelligenti per la sostenibilità ambientale) dovrebbe approfondire anche questo tema.